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L’ 8 MARZO, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

13 Mar 2014

MIMOSALa giornata internazionale della donna, comunemente conosciuta come “la festa della donna”, viene ricordata per l’incendio della fabbrica Triangle, avvenuto a New York il 25 marzo 1911 che causò la morte di 146 persone, tra cui 123 donne e 23 uomini. A seguito di questo terribile incidente, vennero variate nuove leggi sulla sicurezza del lavoro.
In realtà, l’ incendio di New York non è l’evento da cui trae origine la Giornata della donna. L’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e le vicende della Seconda Guerra Mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, durante il dopoguerra, cominciarono a diffondersi nove versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una fabbrica di camice “Cotton” avvenuto nel 1908 a New York, facendo confusione con l’incendio della fabbrica Triangle, anche essa produceva camicie: le “Shirtwaist”. In questa struttura, appartenente a Max Blanck e Isaac Harris, vi lavoravano circa 500 lavoratori, la maggior parte della quali erano giovani donne immigrate dalla Germania, dall’Italia e dall’Europa dell’est.
La Triangle Shirtwaist Company era diventata famosa prima del 1911: il più grande sciopero delle operaie tessili, conosciuto come “protesta delle 20.000” iniziò come una protesta alla Triangle Company per i salari troppo bassi rispetto alle ore lavorative. Così, l’ International Ladie’s Garment worker’s Union negoziò un contratto collettivo di lavoro che copriva quasi tutti gli operai della Triangle dopo uno sciopero di 4 mesi, ma questa rifiutò l’accordo. Le condizioni della struttura erano pessime:tessuti infiammabili immagazzinati per tutta la fabbrica; scarti di tessuto sparsi per il pavimento; l’illuminazione era fornita da luci a gas aperte e c’erano pochi secchi d’acqua per spegnere gli incendi che si sarebbero potuti verificare. Infatti, il 25 marzo 1911, un incendio provocò la morte di 146 operai, tra i quali, 62 cercarono di salvarsi lanciandosi dalla finestra.
I proprietari della fabbrica, che al momento dell’incendio tenevano chiuse a chiave gli operai per paura che rubassero o facessero troppe pause, si misero in salvo lasciando morire coloro che erano rimasti intrappolati. Il processo che seguì li assolse e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni morto con un risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari.

Erica Misuraca, 3^ C


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