Nelle nostre due classi ci siamo interessati di persone che hanno combattuto il razzismo, soprattutto le differenze che nascono a causa del colore della pelle. Sono persone che hanno combattuto leggi ingiuste non con la violenza ma attraverso proteste pacifiche e boicottaggi… Gandhi fu il primo ad intraprendere questa nuova forma di lotte che ispirò tanti altri come Martin Luther King e Nelson Mandela, per esempio.
Quest’ultimo (Nelson Rolihlahla Mandela) fu un politico sudafricano. Dal 1994 al 1999 fu presidente della Repubblica Sudafricana e a lui è stato dedicato il Palazzotto dello Sport di Firenze vicino all’attuale stadio: Il Mandela Forum.
Fu a lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid. Segregato e incarcerato per ventisette anni, durante i governi pro-apartheid prima degli anni novanta, è oggi universalmente considerato un eroico combattente in difesa della libertà. Il nome Madiba con cui veniva chiamato, era un titolo onorifico adottato dai membri anziani della sua famiglia ed è divenuto sinonimo di Nelson Mandela.
Mentre era in prigione, Mandela riuscì a spedire un manifesto all’ANC (African National Congress), pubblicato il 10 giugno 1980. Il testo recitava:
« Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa ed il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid! » (Nelson Mandela)
Rifiutando un’offerta di libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata, Mandela rimase in prigione fino al febbraio del 1990. Le crescenti proteste dell’ANC e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio l’11 febbraio del 1990, su ordine del Presidente sudafricano. Mandela e de Klerk, un altro politico sudafricano, ottennero il Premio Nobel per la pace nel 1993. Mandela era già stato in precedenza premiato con il Premio Lenin per la pace nel 1962 ed il Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 1988.
I primissimi passi verso la conquista della libertà degli uomini, Mandela li mosse nel 1940, all’età di 22 anni quando, insieme al cugino Justice, fu messo di fronte al fatto di doversi sposare con una ragazza scelta dal capo Thembu Dalindyebo. Questa imposizione di matrimonio era una condizione che né Mandela né il cugino volevano tollerare. La decisione era molto delicata: o sposava la donna scelta dalla tribù andando contro il suo massimo principio, cioè la libertà, oppure non si sposava mancando così di rispetto alla tribù stessa ed alla sua famiglia. Così decise di scappare insieme al cugino in direzione Johannesburg, verso la città.
Ora sappiamo che proprio in questi giorni Mandela è all’ospedale per problema di salute.
A cura di Ginevra, Cosimo e Daniele
CONDIVIDI: