Società e Cultura

Storie di immigrati

7 Feb 2012

La nostra classe (terza media) quest’anno ha lavorato ad un laboratorio di storia sull’emigrazione veneta in Brasile alla fine del 1800. Tra il 1800 e il 1900 milioni d’europei, sopratutto contadini e braccianti emigrarono in altri continenti con la speranza di cambiare le loro condizioni di vita. In Italia la situazione di vita era difficile per i contadini perché le terre erano in mano a pochi latifondisti ed essi erano costretti alla fame. Noi abbiamo esaminato dei documenti (lettere d’emigranti, articoli di giornali, documenti dell’archivio di stato) dai quali si capisce come il governo brasiliano, dopo l’abolizione della schiavitù, avendo bisogno di manodopera, avesse favorito l’immigrazione degli europei, illudendoli con facili guadagni e raccontando loro di terre molto fertili.

Già il viaggio però era molto avventuroso e la navigazione lunga e sofferta, tanto che molti emigranti soprattutto bambini morirono di fame e malattia durante il percorso. Una volta giunti in Brasile poi molti di loro si rendevano conto che la vita non era come quella promessa e solo alcuni di loro riuscirono a sistemarsi veramente. Una cosa importante era però che le terre che il governo brasiliano cedeva agli immigranti non erano disabitate perché vi abitavano già diverse popolazioni indigene come i Guaranì (che in seguito all’opera dei gesuiti nei secoli precedenti avevano accolto la civiltà europea e il cristianesimo). In Brasile v’erano anche popoli indigeni non ancora “occidentalizzati” che abitavano nelle foreste ed erano chiamati spregiativamente bugres o selvaggi. In particolare erano temuti gli Shokléng che erano chiamati anche botocudos perché avevano il labbro inferiore dilatato dal botoque che è un pezzo di legno che tenevano in bocca. Già prima dell’arrivo degli italiani, erano abituali le spedizioni armate contro i villaggi indios i quali, per mancanza di cibo e per aver subito razzie, assalivano le case e i campi dei coloni, rubando oggetti utili e soprattutto cibo.

Anche chi sosteneva la necessità di “sistemarli” ammetteva che queste popolazioni, compresi i temuti botocudos, uccidevano molto difficilmente e solo per vendetta. In ogni modo, nonostante ciò, i coloni uccidevano gli indios che si avvicinavano alle case. Il problema dell’emigrazione qui lo troviamo quindi collegato al problema della colonizzazione: di chi è la terra sulla quale viviamo? Quali sono i diritti di ciascun uomo?

A cura di Andrea


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