Società e Cultura

SFRUTTAMENTO DEI BAMBINI NEL LAVORO

22 Nov 2011

Più di 150 milioni i bambini nel mondo vivono in condizioni di lavoro forzato e massacrante. Agli inizi degli anni ’80 la stima dei bambini sfruttati nel lavoro nel mondo era di 5 milioni. Non sappiamo se l’aumento di questa cifra sia dovuto ad un effettivo aumento della diffusione del fenomeno oppure alla maggiore informazione dovuta in quanto il fenomeno è venuto maggiormente alla luce in tutta la sua grandezza. Forse sono avvenute entrambe le cose.

Molti di questi bambini svolgono lavori pericolosi e a rischio della vita, in condizioni igieniche poco sane e con scarso nutrimento.

Alcuni di questi sono vittime delle peggiori forme di sfruttamento: lavoro forzato (pesante), prostituzione, violenza fisica, deperimento fisico, compromissione della salute e mancanza di cure adeguate.

In media questi bambini lavorano dalle 12 alle 14 ore al giorno.

Lo sfruttamento dei minori è concentrato in Africa, Asia (India), America Latina.

Purtroppo questo fenomeno è presente anche in Italia, dove, oltre 145.000 ragazzi e ragazze sotto i 15 anni, sono impegnati in attività lavorative nonostante il lavoro minorile sia vietato dalla legge 977 del 1967. Di questi ragazzi circa 35.000 sono decisamente sfruttati.

Nel mondo ci sono due tipi di lavoro affidato ai bambini:

  • Agricolo: nelle piantagioni e raccolta di frutti.
  • Urbano: nelle fabbriche.
  • Lavoro domestico e familiare (soprattutto per le bambine)
  • Sfruttamento sessuale
  • Lavoro di strada (lavavetri, scarpe)
  • Lavori illeciti (come lo spaccio di droga e il trasporto di armi ed esplosivi).

Ovviamente la maggior parte di questi bambini non sono mai andati a scuola e quindi sono restati analfabeti oltre al fatto che la loro salute in certi casi è fortemente compromessa (mancanza di uno sviluppo regolare, malattie professionali, es. rachitismo e malattie dell’apparato respiratorio)

In molti posti dei paesi del Terzo Mondo i bambini sono costretti a rimanere in fabbriche-carceri vari mesi prima di poter rivedere i propri genitori (nuova forma di schiavitù).

Le aree principalmente interessate dal lavoro minorile sono i paesi in via di sviluppo.

Facciamo un esempio di come funziona: in una fabbrica del Brasile vengono prodotte delle scarpe che vengono comprate da una Multinazionale a una cifra pari a 13 euro l’una. La multinazionale le rivende nei negozi ad una cifra pari a 120 euro. Il bambino operaio, che fabbrica quelle scarpe, viene pagato solo 20 centesimi l’ora e se volesse comprarsi un paio di quelle scarpe che egli stesso fabbrica, dovrebbe lavorare per 7 settimane (sottopagato).

Molti ragazzi vengono usati da imprenditori senza scrupoli per produrre articoli che noi stessi usiamo per il tempo libero e per lo sport: scarpe, palloni, abbigliamento con famosi marchi sportivi che in nome della globalizzazione sono prodotti dove il lavoro costa poco o pochissimo e non ci sono diritti civili e sociali da rispettare.

In Russia i bambini vengono anche rapiti per essere sottoposti al lavoro.

In alcuni paesi dell’Africa c’è addirittura il fenomeno del bambino-soldato: i bambini vengono arruolati per combattere!

Lo sfruttamento dei minori entra anche nel campo dello spettacolo e della pubblicità, con la strumentalizzazione della loro immagine.

L’UNICEF (Fondo delle nazioni unite per l’infanzia) si occupa di questa situazione e la denuncia. E’ stato istituita una giornata mondiale contro lo sfruttamento minorile nel mondo, il 12 giugno.

A cura di: Testo collettivo III media

 


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