Non parlare. Non masticare chewingum. Eccetera eccetera, tutte buone intenzioni che però solo noi abbiamo rispettato.
Il giorno 28 gennaio siamo andati, insieme alla 3C, in gita a Roma. Lo scopo della gita era visitare
Palazzo Madama, l’entrata era prevista per le 12.00 .
Siamo arrivati aspettandoci di visitare il Senato dal punto di vista architettonico, invece ci hanno
fatto assistere ad una seduta, che al momento della nostra prenotazione non era prevista. Quindi
per puro caso ci hanno fatto entrare in aula, nonostante il nostro numero fosse superiore a quello
consentito. Prima di entrare abbiamo ricevuto molte raccomandazioni sul comportamento da
tenere in aula: niente cellulare, niente gomme da masticare, silenzio assoluto, prestare attenzione
e non fare segni di approvazione o di diniego.
Ci aspettava perciò che i senatori rispettassero queste regole.
L’argomento trattato nella parte di seduta cui abbiamo assistito consisteva nella discussione di un
sub-emendamento riguardante le trattative Stato-Mafia.
Dobbiamo premettere che una parte dei seggi era vuota, segno evidente che a molte persone non
importa un granché delle leggi discusse.
Per quanto riguarda le norme che dovevamo scrupolosamente seguire molti senatori parlavano
tra di loro, facendo anche molta confusione, tant’è vero che ad un certo punto un senatore ha dovuto
richiamare all’ordine i suoi colleghi, senza che il rimprovero sortisse alcun effetto.
Circa un terzo dei parlamentari presenti stava attaccato a dispositivi elettronici, un solo senatore
usava il computer per approfondire un argomento su internet, gli altri giocavano, telefonavano, o
ascoltavano della musica.
Occorre spendere due parole in merito al comportamento di due senatori in particolare:
l’On. Razzi e l’On. Mussolini. Il primo, per tutta la parte di seduta a cui abbiamo assistito , ha
passeggiato ininterrottamente andando di senatore in senatore chiacchierando con ciascuno di
essi passando per tutti gli schieramenti politici. Ha persino aiutato un suo collega a risolvere un
problema tecnico legato al cellulare. La Mussolini invece masticava un chewingum come ci era
stato vietato, e anche lei chiacchierava senza interessarsi alla seduta.
L’unico momento in cui tutti quanti hanno fatto ciò che aveva chiesto loro Grasso è stato il
momento in cui ci hanno salutato applaudendoci.
L’unica norma che rispettavano era quella di non fare nessun gesto: partecipavano alla discussione
solo due parlamentari dello stesso partito, che facendosi opposizione tra di loro, non rendevano
necessari gli interventi dell’opposizione, che da parte loro non avevano nessuna voglia di
intervenire. Di questi due parlamentari, il primo, di nome Ciriello, voleva sostituire la parola
“chiunque” con la frase “chiunque…” cambiando di fatto il significato dell’emendamento1.5, che
l’aula si apprestava a votare, trasformandolo nell’emendamento 1.6. Qui sono sorti i problemi
perché diversi deputati non sapevano quale sarebbe stato l’oggetto del prossimo voto, e i
firmatari dell’1.5 volevano che si votasse il loro emendamento perché, non avendo capito, al pari
di Grasso, l’argomento della proposta di modifica di Ciriello, si ostinavano a far votare entrambi gli
emendamenti. Solo alla fine infatti hanno tutti ritirato la loro proposta.
Da tutto questo possiamo trarre tre conclusioni.
In primis si capisce che è la prassi per certi senatori venire solo non avendo di meglio da fare,
oppure non venire mai, ma prendere ugualmente lo stipendio.
In secondo luogo possiamo dedurre che i tablet e gli altri strumenti elettronici, visto il loro utilizzo
sono entrati in Parlamento solo per “svagare” i presenti/assenti .
La terza cosa che abbiamo notato e’ che i senatori entrano in Senato volendo proporre questioni
senza essersi prima consultati col proprio partito .
Ovviamente non possiamo che essere contrariati per quanto riguarda il comportamento tenuto
dai nostri parlamentari.
Non possiamo neanche dire che la visita ci sia piaciuta o che ci siamo divertiti.
Possiamo però dire che la visita e’ stata istruttiva visto che ci siamo resi conto di come operano i
nostri cosiddetti rappresentanti.
Nicola S., Leonardo C. e Ludovica G.
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