Il film “Sbirri”, risalente al 2009, diretto da Roberto Burchielli, vede come protagonista Raul Bova nei panni di Matteo Gatti, un giornalista.
Il genere del film è drammatico/film-documentario ed è ambientato principalmente a Milana con qualche scena a Roma.
Matteo Gatti, a causa del suo lavoro, si vede costretto a trascurare la sua famiglia composta da sua moglie Sveva e dai suoi figli, uno che deve ancora nascere e uno, Marco, di sedici anni.
Un giorno, Matteo, per cercare di avvicinarsi a Marco, gli dà il permesso di fare un viaggio a Milano per incontrare delle ragazze appena conosciute senza prima confrontarsi con Sveva.
Un notte, mentre i coniugi dormono, ricevono una telefonata dove vengono a sapere che Marco è morto in seguito all’assunzione di droga. Quindi hanno una crisi familiare e Matteo da Roma si precipita a Milano per scoprire qualcosa di più sulla morte di suo figlio.
A questo punto Matteo, in veste di giornalista, intraprende con la Squadra Speciale della Polizia Antidroga. Viene così a conoscenza di quanto rapida e drammatica sia l’espansione di un fenomeno che colpisce tutte le classi sociali coimvolgendo migliaia di ragazzi sempre più giovani.
Mentre si trova a Milano, Matteo inizia a ricevere dei video del figlio dal giorno del suo sedicesimo compleanno fino a quello della sua morte e comprende che non conosceva veramente suo figlio e si rende conto di quanto quest’ultimo lo stiasse nonostante la sua lontananza.
Infine Matteo e Sveva si riuniscono e il giornalista torna a Roma da sua moglie e dal figlio ormai nato, per iniziare una nuova vita.
Le tematiche del film sono molte ma le principali sono due; naturalmente al primo posto troviamo il problema della droga e della sua espansione veloce e pericolosa. Un’altra tematica è la lontananza tra il figlio e il padre e la mancanza di affetti e attenzioni che Marco avrebbe desiderato da Matteo. Si trovano infatti delle riflessioni sui rapporti tra i due genitori e tra i genitori e i figli.
“Sbirri” è un film-documentario che appunto serve a far riflettere sulla droga, i comportamenti giovanili e le disattenzioni dei genitori.
La droga si potrebbe paragonare a un’enorme pianta parassita che bisogna estrpare radicalmente; i giovani dovrebbero cercare di non cadere i questo inferno, ma la società deve anche cercare di combattere questo commercio che porta ricchezza e guadagni illegali e criminali.
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