VITA
Pietro Paolo Mennea (Barletta, 28 giugno 1952 – Roma, 21 marzo 2013) è stato un atleta, politico e avvocato italiano.
Campione olimpico (1980) e detentore del primato mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 (con il tempo di 19″72, attuale record europeo).
Nasce in una famiglia di Barletta. Il padre è sarto e la mamma casalinga. Dopo le medie si iscrive a ragioneria.
A 15 anni sfidava la velocità di una Porsche e di un’Alfa Romeo a piedi, sui 50 metri, batteva l’una e l’altra e guadagnava le 500 lire per pagarsi un cinema o un panino.
Poi consegue anche le lauree in giurisprudenza, scienze dell’educazione motoria e lettere.
Pietro Mennea esercitava la professione di avvocato ed è stato autore di venti libri.
Mennea è stato docente a contratto di Legislazione europea delle attività motorie e sportive presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione Motoria dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Nel 2006 ha dato vita, insieme con la moglie, alla “Fondazione Pietro Mennea”, onlus di carattere filantropico, che effettua donazioni e assistenza sociale ad enti di carità o di ricerca medico-scientifica, associazioni culturali e sportive. Lo scopo secondario è di carattere culturale e consiste nel diffondere lo sport e i suoi valori, nonché promuovere la lotta al doping.
Oltre alla carriera sportiva, ha operato come insegnante di educazione fisica, curatore fallimentare, eurodeputato (a Bruxelles dal 1999 al 2004) e commercialista.
Nel marzo del 2012 la città di Londra, nell’ambito delle iniziative connesse ai Giochi olimpici di Londra 2012, dedica all’ex atleta barlettano una stazione della metropolitana cittadina (High Street Kensington).
Muore il 21 marzo 2013, all’età di 60 anni, in una clinica di Roma, a causa di un tumore.
CARRIERA SPORTIVA
Mennea iniziò la sua lunga carriera atletica internazionale nel 1971, quando debuttò ai Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4×100 metri e un sesto nei 200 metri. Fece il suo debutto olimpico a Monaco di Baviera, ai Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei 200 m, la specialità nella quale era più forte. Tagliò il traguardo al terzo posto, dietro al sovietico Valerij Borzov e all’americano Larry Black. A questa sarebbero seguite altre tre finali olimpiche nella stessa specialità.
Ai Campionati europei del 1974, Mennea vinse l’oro nei 200 m e si piazzò secondo nei 100 m (dietro a Borzov, suo rivale storico) e nella staffetta veloce. Dopo alcune prestazioni deludenti, nel 1976 Mennea decise di saltare i Giochi olimpici, ma il pubblico italiano protestò e Mennea andò a Montréal. Riuscì a qualificarsi per la finale dei 200 m, ma vide l’oro finire nelle mani del giamaicano Don Quarrie, mentre lui finì ai piedi del podio, quarto. Lo stesso risultato, mancando di poco il bronzo, venne raggiunto nella staffetta 4×100 metri. Nel 1978, a Praga, difese con successo il suo titolo europeo dei 200 m, ma mostrò le sue doti anche sulla distanza più breve, vinta anch’essa. In quell’anno si aggiudicò anche l’oro nei 400 metri piani agli europei al coperto.
Nel 1979, Mennea, studente di scienze politiche, prese parte alle Universiadi, che si disputavano sulla pista di Città del Messico. Il tempo con cui vinse i 200 metri piani,19″72, era il nuovo record del mondo: esso resistette per ben 17 anni, ma va tenuto conto del fatto che fu ottenuto correndo a oltre duemila metri di quota come del resto il precedente primato, stabilito da Tommie Smith sempre a Città del Messico. Il record venne battuto da Michael Johnson ai trials statunitensi per le Olimpiadi del 1996.
In quanto detentore del primato mondiale, Mennea era senz’altro uno dei favoriti per l’oro olimpico a Mosca anche a causa del boicottaggio statunitense delle Olimpiadi del 1980. Nella finale dei 200 m, Mennea affrontò il campione uscente Don Quarrie e il campione dei 100 m Allan Wells. Wells sembrò dirigersi verso una vittoria netta ma Mennea gli si avvicinò sul rettilineo e lo sopravanzò negli ultimi metri, aggiudicandosi l’oro per 2 centesimi di secondo. Vinse anche il bronzo con la staffetta 4×400 metri.
Mennea, soprannominato la Freccia del Sud, nel 1981 annunciò il suo ritiro concedendosi più tempo per lo studio. Successivamente ritornò sui suoi passi e l’anno dopo prese parte agli europei gareggiando però solo nella 4×100 in cui arrivò quarto.
Il 22 marzo 1983 stabilì il primato mondiale dei 150 metri piani, con 14″8 sulla pista dello stadio di Cassino: questo primato è ancora imbattuto, perché il tempo di 14″35 stabilito il 17 maggio 2009 da Usain Bolt a Manchester non è stato omologato dalla Federazione in quanto stabilito su pista rettilinea.
Successivamente partecipò alla prima edizione dei mondiali che si svolse ad Helsinki dove vinse la medaglia di bronzo nei 200 e quella d’argento con la staffetta 4×100. Un anno dopo, scese in pista nella sua quarta finale olimpica consecutiva dei 200 m, primo atleta al mondo a compiere tale impresa. In quest’occasione, anche se campione uscente, terminò al settimo posto e, a fine stagione, si ritirò dalle competizioni per la seconda volta.
Ancora una volta, Mennea fece il suo ritorno e gareggiò nelle sue quinte Olimpiadi a Seul nel 1988, sempre nei 200 metri, dove si ritirò dopo aver superato il primo turno delle batterie.
Dal punto di vista tecnico Mennea (come in seguito Carl Lewis ) aveva una partenza dai blocchi relativamente lenta ma progressivamente accelerava riuscendo a raggiungere velocità di punta superiori a qualunque atleta. Questa partenza lenta ha relativamente penalizzato le sue prestazioni sui 100 metri (dove comunque ha primeggiato a livello europeo), mentre le gare sui 200 si concludevano spesso con rimonte ai limiti del prodigioso (come la finale delle olimpiadi di Mosca). Sempre grazie alla sua eccezionale velocità di punta le ultime frazioni e le relative rimonte di Mennea nella 4×100 (nelle quali partiva lanciato) erano impressionanti per la superiorità sugli altri atleti.
Abbiamo deciso di parlare di Mennea non solo per i suoi importanti risultati come il record mondiale dei 200 m , menzionato prima, ma anche per la sua grande voglia di “sapere”, infatti quello che ci ha colpito più di tutto è il fatto che fosse laureato in più facoltà (come lettere, giurisprudenza..) e che, nonostante i grandi impegni sportivi, sia riuscito ad ottenere la cattedra per insegnare varie materie.
Molte volte gli atleti che gareggiano ad alti livelli vengono considerati come persone “ignoranti”, perché si presume che dedichino tutto il tempo agli allenamenti e non certo a studiare sui libri. Sinceramente reputiamo che si debba ringraziare Mennea, perché ottenendo buoni risultati sia nello sport che nel “sapere” è riuscito a dimostrare il contrario.
Sicuramente era una persona molto decisa e ambiziosa che se desiderava raggiungere un risultato (in tutti e due gli ambiti) niente e nessuno potevano ostacolarlo e lo dimostrò proprio quando nel 1981 si ritirò dalle competizioni per concedere più tempo allo studio, dimostrando che nella vita non esiste solo lo sport ma ci sono anche tante cose molto più importanti prima di esso: in questo caso lui riteneva più appropriato l’essere colto e istruito dell’essere famoso per aver detenuto un record mondiale e nonostante le varie critiche lui “andò per la sua strada”.
Mennea verrà ricordato anche per aver fondato associazioni per diffondere, negli sportivi e non, il problema del doping e per aver aiutato alcuni enti di carità e di ricerca medico-scientifica.
Giulio ,Valentina ,Raul
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