Prosa della poesia San Martino di Giosuè Carducci.
La nebbia, come una lieve pioggerellina, risale per le colline che sono rese ispide, acuminate dalle piante ormai prive di fogliame ( perché gli alberi in autunno sono spogli e scheletrici ).
Il mare è in burrasca perché è spinto dal vento freddo di nord-ovest ( maestrale ); è bianco di spuma, rumoreggia quando si infrange sulla scogliera ( il poeta dice che il mare urla quasi come fosse una persona).
Ma ( quel ma vuol dire “al contrario”; il poeta vuole sottolineare la differenza fra il paesaggio triste di prima e il borgo che invece è vivace e attivo) per le vie del piccolo paese contadino ( Bolgheri il paese dell’infanzia di Carducci ) si diffonde l’odore un po’ aspro del vino nuovo che esce dai tini dove fermenta il mosto ( ribollir dei tini = l’uva messa nei tini diventa mosto secondo il processo chimico in cui in pratica bolle per poi diventare vino). Sentendo questo odore i cuori della gente ( anime = gente ) si rallegrano pensando al vino nuovo e alla festa che si farà ( il poeta usa delle parole che contengono la R perché il suono fa venire in mente un timbro festoso, un ritmo, quasi fossero tamburi ).
Sulla brace del focolare scoppiettano le gocce di grasso che cadono dallo spiedo su cui cuoce la cacciagione ; e il cacciatore se ne sta in piedi sull’uscio e fischietta ( perché è un momento di tranquillità e si sente rilassato ).
Il cacciatore guarda intensamente stormi di uccelli che, a contrasto con le nuvole un po’ rosse per la luce del tramonto, sembrano neri. Questi uccelli stanno migrando, cioè se ne vanno in altri paesi lontani. Il cacciatore vorrebbe che come quegli uccelli, anche i suoi brutti pensieri e le preoccupazioni ( uccelli neri ) sparissero, se ne andassero via lontani senza poter tornare (esilio ).
San Martino
La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mare;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-18182>
SIGNIFICATO DELLA POESIA “SAN MARTINO” DI GIOSUÉ CARDUCCI
In questa poesia del 1883, il poeta vuol sottolineare il contrasto tra l’atmosfera allegra del borgo e il suono del mare in tempesta. Il mare simboleggia l’inquietudine, l’agitazione e i brutti periodi della vita. A mano a mano che con fatica si sale in cima al colle, il rumore del mare in tempesta si allontana e la nebbia si dirada: questa immagine significa che è difficile distaccarsi ( la salita faticosa ) dalla agitazione della vita e dai brutti pensieri ( il mare agitato). La nebbia vela la realtà e non ci fa capire cosa veramente vogliamo; ma con un po’ di sforzo (salendo ) ci possiamo allontanare dalle cose brutte e allora anche la nebbia si dirada e riusciamo a vedere chiaramente quello che vorremo : il borgo, dove c’è tranquillità e pace e dove il rumore del mare è ormai lontano. A tutti piacerebbe stare tranquilli e rilassati (il borgo ) lontani dai brutti pensieri ( il mare ), ma finchè non faremo un po’ di fatica ( salire ) non riusciremo a capire ( la nebbia ) che potremmo stare meglio.
Gli odori del vino, della carne che cuoce, i rumori dello spiedo che scoppietta, del fischiettare del cacciatore e il rumore del vino che bolle nelle botti sono tutti segnali di pace e di tranquillità contrapposti alla furia del vento che agita il mare dell’esistenza umana.
Ma si sa che è una pace che durerà poco perché si sente ancora lì in basso il mare della vita rumoreggiare ( in un angolino restano i brutti pensieri ) e perché il poeta è ormai vecchio ( il tramonto ) e sa che dopo verrà la notte ( la morte ).
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