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Un’esperienza all’ospedale.

1 Ott 2014

L’ospedale non è un posto qualunque… diversamente da altri posti, ci sono persone diverse; persone malate, persone stufe di ciò che hanno avuto, che potranno avere di nuovo, ovviamente ci sono casi gravi e meno. Amo particolarmente l’ospedale pediatrico Meyer, dove ci sono stata, con tre tipi di persone che ammiro: coloro che ci lavorano, i parenti dei pazienti e i pazienti stessi.
Gli infermieri, i dottori, gli anestesisti… sono persone fantastiche, cercano sempre di farti sentire a tuo agio, addolciscono ogni particolare cosa, cercano di migliorare al massimo la vita dei pazienti dopo quello che è successo, il loro carattere è sempre solare, dolce, allegro, solo per coloro che lavorano.


Quando sei in grave situazione fisica, i tuoi genitori, nonni, zii, amici… per fortuna ci sono sempre e su questo sappiamo che almeno qualche cosa di buono nel mondo, noi umani, sappiamo fare. Ogni ragazzo o bambino aveva sempre genitori, parenti e amici attorno a lui, non è mai solo. Parlando di scuola, ringrazio molto i miei compagni di classe che mi sono stati molto vicini durante la mia esperienza, essendo le mie scorte di felicità nei momenti in cui ero sempre triste.
I pazienti sono i miei preferiti, o meglio dire, ragazzi e bambini. Purtroppo loro odiano l’ospedale per quello che hanno o hanno avuto, ma la cosa bella che ho visto, è che sanno sorridere sempre, anche se non è il momento giusto. Come ho già detto, ci sono casi gravi e casi non gravi che succedono a loro; i peggiori sono: i pazienti della Rianimazione e dell’Oncologia. Purtroppo ho visto quei pazienti mentre ero lì anche io, e devo dire che, non auguro a nessuno di vederli in quelle condizioni… la maggior parte di loro, lì, sono in coma, e purtroppo, non si può sapere se resteranno sulla terra o ci lasceranno, anche se io pensavo positivo. Vedere ragazzi e bambini dell’Oncologia è decisamente orribile, perchè ti senti impotente davanti a loro, non sai cosa dare a loro per far passare la tristezza dopo aver scoperto una delle più brutte malattie. L’unica cosa da fare, è farli un bel sorriso, perchè hanno un piccolo momento di felicità, capendo che sono amati.
Sicuramente è stata una delle esperienze più brutte della mia vita, ma ho imparato molte cose, come: rispettare le persone diverse, avere sempre fiducia in se stessi e soprattutto, cogliere l’attimo quando siamo liberi, perchè un giorno, sperando di no, magari, quella piccola libertà potrà non esserci più e per te, diventerà sempre più grande.
A cura di Arianna Bartolini.


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