Si ritiene che la nostra chiesa sia del 17 secolo, ma il fabbricato venne completamente ricostruito, varie volte e oggi non presenta niente di antico.
La chiesa apparteneva ai monaci Cluniacensi che vi avevano edificato accanto un piccolo convento o meglio un ospizio, e a codesti monaci i signori del posto donarono in vari tempi il possesso di terre e case poste a Campigliano. Anzi in origine la chiesa fu chiamata San Pietro in Campigliano; nome dato a tutto il piano che le sta dinanzi, dove il torrente Ema forma una piccola “isola”, chiamata l’isola d’Ema o di Campigliano.
Nel 1798, fu completamente restaurata: nel 1817 fu ridotta a tre navate ed ancora, in tempi più recenti, nuovamente riedificata.
Nella nuova chiesa furono conservati i pochi oggetti d’arte e cioè un affresco della SS. Annunziata attribuito ad Alessandro Allori; un altro affresco con la Madonna con Gesù bambino della scuola del Ghirlandaio; un bel tabernacolo per l’olio santo della scuola di Giuliano da Maiano; un crocifisso scolpito in legno attribuito a Marco del Tasso.
Pittoresco è il campanile del 1775 che ha sostituito l’antico a vela secondo la tradizione la famiglia di Santa Caterina d’Alessandria (1347- 1381) ebbe origine in questa parrocchia.
La chiesa di San Piero a Ema, più piccola dell’attuale, esisteva già nell’anno 900 ed era “ufiziata da’ Monaci Cassinesi”. La stessa chiesa passò alla Curia fiorentina nel 1373, ceduta dagli Olivetani, che nel frattempo erano subentrati ai Cluniacensi. Nel 1526, anche San Piero a Ema ebbe un oratorio per la Compagnia del S.S. Sacramento, che esisteva però già dal 1383. A quell’epoca nella chiesa vi era già il venerato crocifisso ligneo, attribuito a Marco del Tasso, e databile intorno al 1465, come pure la Madonna col Figlio, del 1511, attribuita alla scuola del Ghirlandaio. Mancava ancora, invece, l’Annunziata, collocata nella navata sinistra, opera della scuola del Bronzino.
La chiesa, unico edificio di pregio di Ponte a Ema, come si presenta oggi è il risultato di un intervento del 1815 che ristrutturò nuovamente la costruzione, già ridotta a tre navate su disegno dell’architetto Giuseppe Manetti del 1785. Poi fu rifatta in parte anche nel 1881.
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