Come descritto dal poeta pittore Adorno Bonciani nel suo libro “La candida Valle dell’Ema”…
“Ponte a Ema è stato un povero paese, trascurato senza nessuna attrattiva turistica, ma non era stato inghiottito dai tentacoli di cemento della città, che si espandeva a dismisura.
L’Ema, il torrente dal quale il borgo prese il nome, a differenza dei più fortunati cugini Africo e Mugnone, illustri affluenti di destra dell’Arno, tronfi di storia e di letteratura, è sempre stato ignorato dai poeti e dagli storici, forse perché è solo un affluentuccio di un affluente di sinistra e quindi un parente lontano del grande fiume che nasce in Falterona.
Solo nel Paradiso dantesco il nome Ema è citato, quando si rimprovera Buondelmonte dei Buondelmonti di avere mancato alla promessa di nozze con una donzella degli Amidei, cosa che fu causa della divisione della citta di Firenze in Guelfi e Ghibellini.
Ma ora il fiume non era certamente più in grado di fare affogare nelle sue acque il povero Buondelmonte, perché ormai era ridotto ad una fogna, dove i lavandai scaricavano le acque dei loro “vai”, profumando di lezzo l’intera vallata dell’Ema.
Tuttavia, nelle belle giornate di primavera, quando le sue sponde venivano ricoperte dal bianco carbone dei panni stesi al sole in funate ordinate e parallele accarezzate dal vento, osservando il paesaggio dall’alto della “Fattucchia”, la candida valle dell’Ema prendeva un aspetto sublime, irreale, quasi lunare.“
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