“Scrivere? Una passione per leggere se stessi.” (Marco Vichi)
Il 2 dicembre scorso, abbiamo avuto un incontro molto speciale… di quelli che, almeno per le persone appassionate di lettura/scrittura, restano per sempre nella memoria.
Noi, terze medie della scuola Granacci, abbiamo conosciuto di persona Marco Vichi, uno degli attuali giallisti italiani più conosciuti!!!!
Ma partiamo dall’inizio…
La notizia di questo evento ci è giunta con largo anticipo, ai primi di novembre, cosicché potessimo prepararci, leggendo qualche suo romanzo e pensando alle domande da porgli. In classe abbiamo discusso dell’autore e delle caratteristiche che si riscontrano spesso nelle sue opere, concentrandoci sul contesto storico-sociale in cui sono inseriti i personaggi e sulla storia stessa del giallista in questione (l’evoluzione della sua scrittura e i vari riconoscimenti che ha ottenuto). Ci siamo comunque lasciati molti dubbi e curiosità, in modo tale che fosse più dolce il sapore della risposta dal vivo. Pareva di essere dei giornalisti, alla ricerca di domande giuste da fare, che non fossero troppo banali, personali o ripetitive…
E così, arriviamo al fatidico giorno. A metà mattinata usciamo dalle nostre classi e ci dirigiamo verso l’auditorium. Marco Vichi non è ancora entrato. Mentre prendiamo posto, i nostri sguardi si concentrano sempre più spesso sulla porta laterale. Le classi continuano ad entrare. Vi è un chiacchiericcio diffuso; i più confrontano le domande che hanno preparato, altri controllano l’ingresso dal quale dovrebbe giungere Marco Vichi … trascorrono vari minuti prima che comincino gli applausi. I battiti di mano divengono sempre più forti, mentre l’autore fa un cenno di saluto e prende posizione al centro dell’auditorium. Scende il silenzio. Vichi sorride, e poi propone di iniziare subito con le domande. Momento di panico: chi riuscirà a rompere il ghiaccio? Passa qualche secondo, poi il primo coraggioso alza la mano, fa la sua domanda, e tutto torna al suo posto. L’emozione cala all’improvviso, lasciando spazio all’interesse per ciò che lo scrittore ha da dire. Il tempo passa, le domande si susseguono una dopo l’altra, e Vichi ha una risposta per tutti; con gentilezza, le nostre curiosità verranno sopite.
Abbiamo così scoperto che non segue un vero e proprio schema per la realizzazione dei suoi romanzi, che si lascia guidare dall’ispirazione, e che ama proprio tanto il lavoro che fa. Ha affermato che deve molto ai racconti di guerra di suo padre: è grazie ad essi se la passione per le storie non l’hai mai abbandonato.
Al termine dell’incontro (conclusosi con gli autografi), ci siamo come risvegliati, e siamo tornati al “mondo normale”.
Ma so che questa esperienza rimarrà sempre dentro di noi, che sia stata apprezzata a fondo o meno.
Aurora Masciello
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