LA MUMMIFICAZIONE
Nell’Antico Regno si seppellivano i morti in tombe chiamate MASTAVE perchè gli Egizi pensavano che la vita potesse continuare anche dopo la morte.
Poi perfezionare le tombe per conservare ancor meglio i corpi.
Infatti i faraoni si fecero costruire le piramidi e poi i templi.Ma il corpo doveva essere protetto per restare intatto… E così gli Egizi perfezionarono la tecnica della mummificazione.
Pertanto il corpo affinchè fosse ben conservato lo trasformavano in mummia.
Prima, attraverso l’incisione addominale si estraevano gli organi interni e dal naso si toglieva il cervello. Questi venivano messi nei vasi canopi che erano coperti con coperchi che rappresentavano gli dei.
L’imbalsamazione era molto lunga e richiedeva circa 70 giorni.
Soltanto i ricchi potevano permettersela, perchè era molto costosa.
Una volta imbalsamato, il corpo veniva posto nel sarcofago, una bara di forma umana in pietra o legno.
Spesso il volto del defunto veniva coperta da una maschera che ne riproduceva le sembianze.
Accanto al sarcofago venivano sistemati gli oggetti della vita quotidiana che si ritengono utili per la vita ultraterrena.
A cura di Viola e Noemi
IL GIUDIZIO DI OSIRIDE
Per la mummificazione dei defunti gli antichi Egizi preservavano i corpi dei defunti attraverso un processo di rimozione degli organi interni. Rimuovevano il cervello con l’aiuto di un uncino fatto inserire nel naso del cadavere e usato poi anche per estrarre il cervello e un po’ per volta venivano eliminati tutti gli organi interni. Tranne il cuore, in quanto gli Egizi credevano che la gente pensasse con il cuore e che il cervello non avesse alcuna funzione.
Infatti… Nel capitolo centoventicinque del Libro dei Morti viene descritto uno dei passaggi che l’uomo dell’Antico Egitto doveva affrontare dopo la sua morte per raggiungere i Campi dei Giunchi: la pesatura del cuore ed il giudizio divino.
Il dio Anubi accompagnava il defunto nella sala del tribunale di Osiride (la sala delle due Maat) dove, alla presenza di quarantadue giudici, doveva affrontare il giudizio divino.
Anubi, a volte sostituito da Horus, deponeva il cuore del defunto su un piatto della bilancia, mentre sull’altra veniva posata una piuma, simbolo della dea Maat e rappresentazione della giustizia e dell’equilibrio cosmico.
NEFERTARI
Nefertari Meretenmut (Akhmim, 1295 a.C. – Abu Simbel, 1255 a.C.) è stata una regina egizia.
Grande Sposa Reale di Ramses II, sovrano egizio della XIX dinastia, fu una delle regine più influenti dell’antico Egitto, a fianco di nomi come Hatshepsut, Tyi, Nefertiti e Cleopatra VII, pur non avendo regnato in modo autonomo.
La sua tomba è considerata tra le più belle della Valle delle Regine.
LA SCRITTURA GEROGLIFICA
Gli egiziani usavano la scrittura geroglifica che vuol dire scrittura sacra veniva usata soprattutto nei templi e negli obelischi.
La scrittura geroglifica nasce dalla scrittura pittografica che gli egizi appresero dai sumeri.
Questa scrittura fu fusa dagli egiziani, con la scrittura ideografica.
La scrittura geroglifica era molto complessa.
LA SCRITTURA DEGLI EGIZI
La scrittura Egizia era geroglifica, fatta con segni sacri incisa su pietra o disegnata su papiro.
Gli Egizi scrivevano in verticale anche con cannucce.
Questa scrittura combina elementi ideografici sillabici ed alfabetici; destinata alle opere monumentali.
L’uso di questo tipo di scrittura era riservato ai monumenti come le stele e le statue, concepiti per essere eterni.
La scrittura egizia rimase per secoli misteriosa, fino a quando nei pressi dell’antica città di Rosetta, proprio in Egitto, fu ritrovata una stele che aveva inciso uno stesso testo sia in geroglifico che in greco antico.
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