Storia

La mummificazione

5 Giu 2015

Ogni Egizio credeva che dopo la morte avrebbe goduto nell’aldilà.
Le mummie sono corpi morti, conservati con delle fasce di lino, quindi ogni cadavere che abbia conservato la pelle è una mummia. Più spesso tuttavia i cadaveri si mantengono per disidratazione (essicazione) in climi asciutti e ventilati. Gli antichi Egizi sono famosi per i loro sofisticati metodi di imbalsamazione per i complessi usi funebri, ma non sono stati i soli popoli al mondo a imbalsamare i loro morti.
Solitamente la mummificazione, ha un significato religioso, legato alla vita dopo la morte, in modo che grazie alla conservazione del corpo, il defunto rimanga riconoscibile (negli anni) e quindi legato alla credenza nella rinascita e di una vita migliore nell’oltretomba.
Gli egizi si accorsero che per impedire la decomposizione delle salme era necessario farle essiccare, svilupparono così il metodo di disidratazione con il natron, un sale naturale che lasciava il corpo più fusibile e più naturale rispetto al trattamento con la sabbia calda.
Il natron assorbe l’acqua, dissolve inoltre i grassi presenti nell’organismo. Il processo di imbalsamazione durava tradizionalmente 70 giorni, di cui 40 dedicati alla disidratazione del corpo. Ma bisognava innanzitutto levare gli organi vitali che sono i primi a decomporsi. Veniva lasciato solo il cuore, di cui la mummia avrebbe avuto bisogno al momento del giudizio dopo la morte. La salma (la mummia) veniva quindi lavata con vino di palma e spezie e poi sepolta nel natron. Successivamente sul corpo veniva versata della resina liquida, di origine vegetale, per favorirne la conservazione.
Per impedire che la pelle si spaccasse la si spalmava con una mistura di olio di Cepro, cerano natron e gomma. Dopo si imbottiva con spessi strati di bende di lino. La mummia veniva avvolta in centinaia di metri di lino.
Oltre alle bende venivano usati sudari di lino avvolti intorno al corpo. Il primo strato era costituito in genere da un sudario. Venivano poi avvolti separatamente le dita delle mani e dei piedi in una lunga striscia di lino (cominciava dalla spalla) veniva incrociato sulla testa per sostenere il capo e si passava poi il mento in un pezzo di stoffa, annodandolo sulla testa e aggiungendo via via nuovi strati. Venivano inseriti amuleti e gioielli, che avrebbero accompagnato il faraone nella vita oltre la morte. Contemporaneamente si spalmava sul lino della resina liquida e vischiosa. Il bendaggio durava circa 2 settimane.

A cura di LorenzoC, Adisu, Sofia, Tommaso e Noemi


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