Tutto è iniziato circa tre mesi fa quando alla televisione e sui giornali è arrivata la notizia che un virus mai conosciuto prima, il COVID-19, o più comunemente chiamato coronavirus, stava contagiando moltissime persone in Cina, provocandone addirittura anche la morte.
Le persone colpite dal virus presentavano apparentemente i sintomi dell’influenza come raffreddore, tosse, stanchezza, febbre, che arrivavano poi a provocare insufficienza respiratoria e polmonite. Ogni giorno arrivavano notizie che l’epidemia in Cina infettava sempre più persone fino a causarne la morte. All’inizio non ho dato tanto peso a quelle notizie, forse perché vedevo la Cina così lontana da noi. Ed invece a febbraio ecco il primo caso di coronavirus in Lombardia, a Codogno. Da quel momento alla televisione non si è parlato più solo di Cina ma anche di Italia, via via che passavano i giorni i contagiati aumentavano e anche la mia preoccupazione.
Ma direi anche quella del governo, che ha cominciato ad imporre molte restrizioni come la chiusura di negozi, delle scuole e delle aziende nei luoghi colpiti dal virus, ma anche nuove norme di comportamento.
Le vittime del coronavirus aumentano ogni giorno sempre di più, il virus si diffonde anche in altre regioni italiane e in altri paesi europei. La situazione diventa davvero preoccupante, non si riesce a bloccare questo virus e il presidente del governo, mercoledì 4 marzo, decide di chiudere le scuole in tutta Italia.
Da quel momento la nostra vita è cambiata, sospendere la scuola non voleva dire andare in vacanza, ma l’inizio di un periodo strano che non saprei nemmeno definire, surreale. Durante le vacanze di solito posso fare quello che voglio e andare dove voglio ma questa volta non è così…
Il governo ha ordinato di limitare il più possibile le uscite da casa, infatti io mi sono limitato, i primi giorni, ad andare dai nonni mentre i miei genitori erano al lavoro. Ma poi la situazione è peggiorata ancora di più, per il crescere continuo di contagiati e addirittura morti ed il governo ha ordinato allora di non uscire più se non per bisogni primari.
Questo significa non solo non poter più andare a scuola ma anche non andare più a karate, vedere gli amici, andare alla messa e a catechismo. Sono trascorsi diversi giorni dalla sospensione della scuola e adesso mi manca tanto la scuola vera anche se le maestre ci mandano i compiti per portare avanti i programmi previsti; mi mancano tantissimo i miei compagni e le mie maestre, vederli ogni giorno e poterci parlare. So che le maestre si stanno organizzando per fare delle video conferenze anche se non potrà essere come vedersi in classe. Intanto il virus ancora non si ferma, i contagiati aumentano ogni giorno che passa e purtroppo anche i morti, i limiti imposti sembra che ancora non diano risultati.
In tutto questo macello però almeno una cosa positiva c’è: la mamma e il babbo non devono più sempre uscire per andare al lavoro ma ora possono lavorare da casa, fare lo smart working, e quindi passare più tempo con me e mio fratello.
A cura di Tommaso L.
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