Se cerchiamo la parola “crisi” sul dizionario, troviamo scritto che è un’improvvisa modificazione più o meno grave nella vita di un individuo o di una collettività. Solitamente questo termine viene utilizzato anche per indicare un cambiamento di una malattia che può migliorare o peggiorare. Un aspetto curioso collegato alla parola “crisi” è che veniva anche chiamato così dai medici dell’antichità il terzo giorno di malattia di una persona: era lì che veniva deciso se questa sarebbe peggiorata oppure guarita.
In questo periodo stiamo vivendo una situazione difficile, definita da molti “crisi”. Ad essere sincera non riesco proprio a capire dove sia la possibilità di scelta più che crisi, mi sembra più giusto parlare di tragedia. Se guardiamo il telegiornale o leggiamo i quotidiani vediamo solamente la percentuale di morti e malati aumentare per via del covid-19 e noi ci possiamo solo limitare a guardare e a eseguire quello che ci viene chiesto. Osserviamo stanze di ospedale, reparti di rianimazione, mascherine, tubi, camici. Sembra di vedere un film in cui noi non siamo attori, ma spettatori passivi. E non riesco proprio a capire perché definire questo momento crisi.
Forse però non è proprio così e sono solo io che non riesco bene a capire come noi gestiamo questo momento di crisi. Questo termine infatti, ho letto sul dizionario, significa anche scelta. Credo io stia realizzando solo ora, per la prima volta, mentre sto scrivendo questo testo, cosa significhi questa parola, ma soprattutto quali sono le scelte che io faccio di mia volontà durante questa “quarantena”. Io partirei a parlare proprio di questo. La nostra scelta di rimanere a casa e quindi di ascoltare e di seguire ciò che dice il governo è una scelta attiva, ovvero decidiamo noi se applicarla o meno e soprattutto è una scelta attiva che permette a noi e agli altri di mantenersi in salute. Per di più, una cosa che non riguarda molto l’argomento ma che tengo a far sapere è che credo che non mi sarei mai resa conto della fortuna che ho nel vivere in un luogo magico, ma semplice come la campagna. Quando mi sveglio la mattina ed apro la finestra per respirare l’aria pulita e vedere il bosco verde mi rilasso e inizio la giornata molto bene. Una cosa che probabilmente non avrei mai notato se non fosse stato per questa quarantena è il fiume che scorre vicino a casa mia… una meraviglia! Mi sento fortunata perché molti sono costretti a rimanere chiusi in casa senza nemmeno poter uscire in giardino vivendo in un appartamento o in città, mentre io ho la possibilità di uscire e di fare lunghe passeggiate visto che abito in un luogo che molti miei amici hanno soprannominato “sperduto al mondo” per la sua lontananza al centro della città. Prima magari consideravo questa cosa uno svantaggio, molto scomodo per riuscire a vedermi con qualcuno, mentre ora trovo di essere la persona più fortunata di Firenze insieme alla mia famiglia, ovviamente.
Forse è in questo che sta la possibilità della scelta: possiamo decidere come vivere questo periodo, come comportarci per non ammalarci, ma soprattutto possiamo imparare a guardare la bellezza intorno a noi, apprezzando ciò che prima non notavamo neppure. Spero, quando tutto questo sarà finito, di non scordare tutto questo.
A cura di Viola G.
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