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Cosa lega “Viaggio al Centro della Terra” di Jules Verne e l’”Inferno” di Dante?

27 Mar 2020

Quest’anno stiamo studiando Dante, in particolare il suo capolavoro mondiale, la Divina Commedia.
Abbiamo da poco terminato l’Inferno. In particolare nel XXVI CANTO, Dante incontra, fasciati dalle fiamme, i consiglieri fraudolenti.
Tra gli spiriti dei peccatori, ce ne sono due che risaltano: sono i due eroi greci Ulisse e Diomede. Virgilio, guida di Dante nell’ Inferno, chiede ad Ulisse di raccontare il motivo della sua morte.
Ulisse racconta che dopo esser stato prigioniero di Circe per un intero anno, né la nostalgia per suo figlio o suo padre, né l’amore per la moglie Penelope, riuscirono a vincere il suo grande desiderio di esplorare il mondo.

Si spinse con i suoi fedeli compagni con la nave nel Mediterraneo verso l’ovest. Toccò la Spagna, la Sardegna, il Marocco e anche se erano ormai tutti già molto anziani, giunsero tra Siviglia e Ceuta. Dopo cinque mesi di viaggio videro una grossa montagna: era il Purgatorio.

La gioia di rivedere terra dopo mesi di navigazione verso l’ignoto, si trasformò in tragedia. Una tempesta partì da quella montagna che prese in pieno la nave, la fece ruotare tre volte su se stessa e alla quarta si inabissò.
Insieme a Dante, abbiamo letto il racconto fantascientifico “Viaggio al centro della Terra” di Jules Verne.

Sicuramente per motivi diversi Dante prima e Verne dopo, descrivono luoghi e personaggi analoghi. L’Ulisse di Dante è un temerario che pur di conoscere cosa c’è al di là delle Colonne d’Ercole, convince i suoi compagni ad affrontare un lungo viaggio in nave.

Dal canto suo, Verne crea il personaggio Otto Lidenbrock, il folle e testardo scienziato che, dopo aver decifrato un antico manoscritto, convince suo nipote Axel, a partire per un altro viaggio verso l’ignoto, nella speranza di raggiungere il centro della Terra. Tra Ulisse ed Otto Lidenbrock ci sono delle similitudini: ad esempio in alcuni lati del carattere e nel modo di affrontare la vita. Entrambi curiosi, sono spinti dall’avventura e dalla sete di conoscere ciò che non era mai stato visto prima o dimostrato. Entrambi si avventurano nell’impresa dei loro viaggi impossibili: Ulisse insieme ai suoi compagni naviga nelle acque del Mediterraneo, attraversa le Colonne d’Ercole ed esplora l’Atlantico.

Otto insieme a suo nipote Axel e all’islandese Hans, si cala all’interno del vulcano Sneffels, alla ricerca del nucleo originario della terra. Con una zattera che costruirà col materiale che il ventre stesso della terra gli offrirà, navigherà su laghi fantastici, fino a scoprire un fiume fatto di lava che sputerà fuori la zattera, attraverso la bocca dello Stromboli. I suoi viaggiatori si ritroveranno nuovamente sulla terra.
Il fascino della ricerca della conoscenza ha il rovescio della medaglia.
Il peccato di Ulisse sta proprio in questo infatti, nell’aver voluto a tutti i costi sfidare Dio per appropriarsi di una conoscenza di cui non può avere accesso.
Non si può conoscer tutto, non si deve conoscere tutto.
A questo proposito, pensando ai personaggi che dell’Inferno di Dante ho conosciuto, mi viene in mente il Canto XXXIV.
Nella Giudecca, il luogo più interno dell’Inferno, c’è un lago ghiacciato, alimentato dal fiume Cocito e dove i peccatori sono conficcati nel ghiaccio.
Dante incontra il Male, Lucifero, l’angelo più bello che osò ribellarsi a Dio e sfidarlo. Per questo motivo, sarà confinato nelle viscere di una terra gelata divenendone il Re.

Dante lo descrive come se fosse un mostro meccanico con tre facce a testa in giù che divorano Giuda, Bruto e Cassio. Le sue ali da pipistrello soffiano il vento glaciale che ghiaccia la parte più interna della terra. Ma il viaggio di Dante e Virgilio termina proprio dopo questo incontro di conoscenza col Male. L’uscita da “la natural burella” avviene quando Dante si aggrappa al collo di Virgilio, il quale si afferra alle costole pelose di Lucifero e scende giù fino all’anca. Qui, compie una rotazione e poi comincia a risalire fino ad arrivare ad una grotta naturale che Dante e Virgilio percorrono finché riescono “a riveder le stelle” . Il viaggio finale di Dante e Virgilio somiglia a quello dei personaggi di Verne. Otto, Axel e Hans, ad un certo punto del loro viaggio, trovandosi davanti ad un vicolo cieco, decidono di provocare un’ esplosione per tentare di aprire una via d’uscita. E’ qui che avviene l’incontro e lo scontro con la lava di un nuovo vulcano. Dopo un lungo e violento tragitto, che sembra volerli far precipitare, il calore e la forza della pressione esercitato dalla lava, devia il loro percorso. Cominciano a risalire e velocemente vengono proiettati dal fiume di lava, fino alle pendici dello Stromboli. Malgrado il pentimento finale, Ulisse affonda all’Inferno mentre Otto Lidenbrock, come Dante, ritrova la salvezza dopo essere stato catapultato in Sicilia.

A cura di Carlotta


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