La foresta amazzonica è la più grande foresta tropicale del mondo. Situata prevalentemente in Brasile, copre ben altri sette paesi. Della foresta amazzonica si sente parlare sempre più spesso a proposito della deforestazione, un’opera di distruzione iniziata dal secolo scorso, che ha ridotto la foresta di oltre un quinto causando danni ambientali e pericolose conseguenze sul clima dell’intero pianeta. Anche le notizie più recenti non sono troppo buone riguardo al futuro di questa foresta pluviale.
BOLSONARO E L’AMAZZONIA:
Infatti Bolsonaro, il nuovo presidente del Brasile nel forum economico di Davos (fondazione con sede vicino a Ginevra, in Svizzera, che organizza incontri tra esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale e intellettuali e giornalisti selezionati, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare, anche in materia di salute e di ambiente) ha detto di esser pronto a contrastare gli ambientalisti: lui stesso ha fatto sapere di essere pronto a opporsi a Greenpeace e al WWF (organizzazioni ambientaliste) e di voler rimuovere la protezione alle terre delle popolazioni indigene e potrebbe addirittura riaprire la possibilità di costruire un’autostrada che dividerebbe in due l’Amazzonia, per aprirla agli allevamenti di bestiame e di soia. La sua intenzione è chiara: cancellare la foresta amazzonica, almeno nella forma in cui la conosciamo. Bolsonaro in passato ha dichiarato che le aree protette in Brasile sono troppe e che questo ostacola lo sviluppo del paese: è chiara dunque la sua intenzione di intervenire sul territorio.
DANNI AMBIENTALI:
In epoca pre-colombiana – ci informa il sito forestamazonica.blogspot.com – una buona parte dell’Amazzonia era più popolata di adesso e vi si trovavano vaste coltivazioni. Dopo l’invasione europea nel XVI secolo, con la caccia per l’oro, le malattie occidentali, la schiavitù e, più tardi, il boom della gomma, l’Amazzonia si spopolò e la foresta divenne più grande.
La deforestazione della foresta amazzonica può essere attribuita a molti fattori. Una relazione del 2009 di Greenpeace ha scoperto che il settore del bestiame nell’Amazzonia brasiliana, finalizzato alle produzioni internazionali di carni bovine e cuoio, era responsabile di circa l’80% di tutta la deforestazione nella regione, e di circa il 14% della deforestazione annua totale del mondo, diventando così il più grande responsabile di questo grave fenomeno. Ulteriori deforestazioni in Amazzonia sono state causate dagli agricoltori che praticano agricoltura di sussistenza su piccola scala o agricoltura meccanizzata. Gli scienziati che utilizzano i dati satellitari della NASA hanno scoperto nel 2006 che la produzione agricola meccanizzata era diventata una causa significativa della deforestazione brasiliana. Questo cambiamento nell’utilizzo del suolo può alterare il clima della regione. Un‘altra causa di perdita fino al 2006 era la coltivazione della soia, principalmente per l’esportazione e la produzione di biodiesel e di mangimi.
Davide Pettenella (docente di produzione e mercato nel sistema legno all’università di Padova) spiega inoltre che buona parte della responsabilità della deforestazione, specialmente in Africa, ma anche in Sud America, arriva anche dal cosiddetto “taglio povero”, ovvero da tutte quelle persone che si servono della legna per cucinare e riscaldarsi.
Chi è interessato alla salute del Pianeta e dei suoi ambienti – e dovremmo esserlo tutti, sempre di più – farà bene a seguire sempre con attenzione tutte le notizie che riguardano l’Amazzonia.
a cura di Alice e Lisa
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