Era una fredda e buia sera di gennaio ed io stavo camminando per strada verso casa, ma improvvisamente l’unico lampione acceso si fulminò e la strada si fece buia. Iniziai a sentire dei versi di animali in lontananza e pochi secondi dopo sbucò un uomo da un cespuglio.
Aveva un aspetto sporco ed aveva il corpo ricoperto di graffi; lo guardai in modo strano, e, un po’ impaurita, iniziai a camminare più veloce, ma l’uomo mi fermò e mi chiese dove fosse il cimitero più vicino. Io, balbettando, gli risposi che si trovava a quasi un chilometro da lì; dopo l’uomo mi si avvicinò lentamente, chiedendomi più informazioni, però io continuai a camminare sempre più velocemente fino a quando la strada si illuminò di una luce biancastra: era la Luna piena.
L’uomo sbiancò di colpo e iniziò a correre via, ma dopo pochi passi si accasciò in terra ed iniziò a tremare, come se avesse un attacco epilettico e subito dopo, lunghe unghie affilate iniziarono a crescergli insieme ad un’abbondante quantità di peli su tutto il corpo.
Mi paralizzai all’istante quando capii che l’uomo era in realtà un lupo mannaro che di lì a poco mi avrebbe attaccata e uccisa.
Cominciai a correre come non avevo mai fatto, ma sentii dei passi pesanti avvicinarsi dietro di me, poi qualcosa di affilato mi si aggrappò alle gambe e subito dopo vidi il buio più totale.
Mi risvegliai su un lettino di ospedale, accanto a me c’era la mia famiglia; chiesi a mia madre cosa fosse successo e lei mi rispose che un lupo mannaro mi aveva attaccata e mi aveva spezzato quasi del tutto le ossa delle gambe; mi disse anche che dovevo fare quasi due anni di riabilitazione, e poi, con le lacrime agli occhi, mi disse: “Ci sono io per te, affronteremo tutto insieme”.
A cura di Alice S.

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