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I miti greci – Il dono del fuoco

17 Mar 2021

Tanto, tanto tempo fa gli dei dell’antica Grecia vivevano in splendidi palazzi sulla cima dell’Olimpo.
Zeus, il re degli dei, era molto saggio e potente, ma talvolta era dispettoso e impulsivo.
Quando si arrabbiava, scagliava saette e tutti gli altri dei lo temevano.
Zeus aveva sposato la dea Era, da cui aveva avuto molti figli.

In origine gli dei regnavano su un mondo in gran parte disabitato: non c’era nessun essere umano, ma solo tanti animali, tutti creati dalle abilissime mani del dio Epimeteo.

Un giorno Zeus chiese al fratello di Epimeteo, Prometeo, di creare degli essere umani con cui popolare il mondo.

Prometeo allora prese del fango e lo lavorò a forma di uomini e donne, plasmandoli a immagine e somiglianza degli dei.
Poi alitò sulle sue creature per infondere loro la vita.

Sulla terra gli uomini e le donne vivevano felici, nonostante Zeus non avesse concesso loro l’uso del fuoco.

Prometeo,tuttavia, era affezionato alle sue creature e gli dispiaceva che dovessero soffrire il freddo in inverno, restare al buio durante la notte e mangiare cibi crudi.

Un giorno andò sull’Olimpo e, mentre nessuno guardava, rubò un pezzo di carbone ardente dal palazzo di Zeus.

Poi ne fece dono agli esseri umani, che appresero così l’uso del fuoco: ora potevano cuocere le pietanze e avere calore e luce durante la notte.

Gli esseri umani furono molto grati a Prometeo e non dimenticarono mai il suo dono speciale.

Quando Zeus sentì odore di bruciato e scorse i fuochi brillare nella notte, capì che cosa aveva fatto Prometeo e andò su tutte le furie. “Prometeo, come hai osato disobbedire ai miei ordini?” urlò con voce tonante. “Te la farò pagare.”

Il re degli dei incatenò quindi Prometeo sul fianco di una montagna, dove ogni giorno un’aquila arrivava a divorargli il fegato, che di notte ricresceva.

L’agonia era atroce e sarebbe stata eterna, perché Prometeo, in quanto dio, era immortale. Il supplizio durò centinaia di anni, fino a quando Zeus non ebbe pietà di Prometeo e lo perdonò.

A cura di Viola, Cecilia e Virginia


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