Un bel mattino di sole la dea Demetra uscì di casa salutando la figlia Persefone. «Tornerò per cena», disse…
Demetra era la dea dei raccolti e faceva sì che il grano crescesse alto nei campi e la frutta maturasse sugli alberi.
A quei tempi il clima sulla terra era sempre mite e i raccolti erano abbondanti tutto l’anno.
Dopo aver salutato la madre, Persefone andò con le amiche a raccogliere fiori.
Cercando i gigli più belli, si allontanò dal gruppo e presto rimase sola.
Improvvisamente udì un frastuono e quando alzò lo sguardo vide un carro trainato da quattro cavalli neri e guidato da Plutone, dio dell’Oltretomba.
Plutone si era innamorato di Persefone, ma sapeva che Demetra non gli avrebbe mai permesso di sposare la figlia.
Prima che Persefone potesse gridare aiuto, Plutone la rapì, trascinandola sul carro e infilandosi con esso in una profonda voragine che si era aperta nel terreno.
Subito la terra si chiuse sopra di loro e Persefone scomparve, inghiottita nel regno sotterraneo dell’Oltretomba.
Al tramonto Demetra tornò a casa ma non trovò la figlia. La chiamò, gridò il suo nome ma non ottenne risposta.
Quando si fece buio cominciò a preoccuparsi.
Dov’era Persefone? Continuò invano a chiamarla, poi a mezzanotte accese una fiaccola e uscì a cercarla.
Vagò tutta la notte: «Persefone, Persefone», gridava, «Dove sei?».
Ma nessuno rispondeva.
La dea continuò a cercare la figlia per nove giorni e nove notti, senza dormire né mangiare.
Vestita di nero, invece che dei suoi soliti colori sgargianti, Demetra vagò per tutto il mondo, invecchiata, affranta e disperata. E poiché non si occupava più dei raccolti, il grano marciva nei campi, la frutta non maturava più sugli alberi e l’erba seccava.
Non c’erano più pascoli per nutrire le greggi e gli esseri umani, non trovando più niente da mangiare, rischiavano di morire di fame.
Allora Zeus, preoccupato, radunò tutti gli dei e con voce tonante disse: «Questo è un problema serio.
Se non troviamo un modo di convincere Demetra a prendersi di nuovo cura della terra, tutti gli esseri umani moriranno».
«Plutone deve permettere che Persefone lasci il regno dell’Oltretomba», intervenne una dea.
«Soltanto così Demetra salverà la terra».
Zeus allora chiamò Ermes, il messaggero degli dei, e gli disse: «Vai da Plutone e cerca di convincerlo con le buone maniere a rimandare Persefone da sua madre».
Ermes si mise immediatamente in viaggio per l’Oltretomba, il regno dei defunti da cui soltanto gli dei potevano fare ritorno.
«Non lascerò mai andare Persefone», ringhiò Plutone. «Io la amo e la voglio sposare». «Ti prego, Plutone», supplicò Ermes, «cerca di essere ragionevole. Lo sai che Persefone non ti ama e non ha nessuna intenzione di sposarti».
«Va bene, va bene», ruggì Plutone. «La lascerò andare, a condizione che non abbia mangiato niente da quando è qui. Questi sono i patti: se ha mangiato
qualcosa nel mio regno, dovrà rimanere qui per sempre».
«E’ facile scoprirlo», disse allora Ermes, «basta chiederlo a Persefone».
Non appena le fu rivolta la domanda, la ragazza esclamò: «Non sono riuscita a mangiare niente da quando sono qui, non ho messo in bocca nemmeno una briciola di pane».
A quel punto intervenne il fantasma di un giardiniere che aveva sentito tutto: «Oh, sì che hai mangiato, ti ho vista con i miei occhi», gracchiò, «hai colto una
melagrana bella matura e l’hai mangiata».
«No, no» gridò Persefone. «Non l’ho mangiata tutta.
Ne ho inghiottito solo qualche chicco perché avevo sete». «I patti sono patti!», esclamò allora Plutone.
«Per piacere, Plutone», supplicò Ermes, «lasciala andare almeno per un po’. Cosa vuoi che sia qualche chicco di melagrana».
«Uffa, va bene», ringhiò infine Plutone, «permetterò a Persefone di tornare sulla terra per sei mesi all’anno, ma gli altri sei dovrà passarli qui con me, nell’Oltretomba».
Tenendo Persefone per mano, Ermes spiccò il volo e ricondusse la ragazza dalla madre. «Oh, figlia mia», esclamò Demetra, abbracciandola.
«Finalmente sei tornata». «Sì», singhiozzò Persefone, «ma d’ ora in poi dovrò passare metà dell’anno nell’Oltretomba».
Rassegnatasi alla necessità di accettare le condizioni di Plutone, Demetra presto ritrovò la sua gioventù e la sua radiosa bellezza e, indossati nuovamente i suoi splendidi abiti, si mise al lavoro per far rigermogliare il grano, ricrescere l’erba nei campi e riapparire le foglie sugli alberi.
E ben presto sulla terra sbocciò la primavera.
Per tutta l’estate Demetra, felice perché aveva con sé la figlia, fu indaffarata a controllare che i raccolti fossero prosperosi.
Ma quando giunse per Persefone il momento di tornare nel regno dei morti, Demetra si rattristò e così sulla terra arrivò l’autunno e poi l’inverno.
Le foglie degli alberi ingiallirono e caddero, l’erba cessò di crescere e il freddo si fece sempre più intenso.
Solo al ritorno di Persefone Demetra fu di nuovo felice e col suo sorriso fece tornare la primavera.
Al seguente link potete ammirare la gallery Flickr dei nostri disegni:
https://www.flickr.com/photos/portaleragazzi/albums/72157718521956229/with/51003022494/.
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