Storie e Racconti

Vi presento Genoveffa

14 Mar 2020

La bambina Genoveffa era una bambina molto strana. Certe volte quando era molto presto e doveva portare fuori il suo cane usciva in ciabatte.

Quando i suoi gatti facevano la cacca nella lettiera la prendeva con la spazzola e la paletta e la buttava giù dalla finestra! Quando doveva pulire l’acquario dei pesci li metteva nel water e poi li ripescava con il retino per le farfalle.

Genoveffa era una specie di Pippi Calzelunghe: aveva tantissimi animali e se ne occupava personalmente perché viveva da sola. Aveva un giardino grandissimo dove teneva le tartarughe, che certe volte mordevano la coda ai gatti.

Una volta Genoveffa aveva invitato una bambina a casa sua, ma era scappata a gambe levate quando aveva visto lo squalo nano che nuotava nella vasca da bagno. Quando Genoveffa aveva visto la reazione della bambina aveva pensato: “Perchè ha paura di lui?” Io ci faccio il bagno insieme e non mi fa nulla!”

Genoveffa si ricordava benissimo quando la maestra aveva detto ai bambini che il giorno dopo avrebbero potuto portare un loro animale a scuola. Era chi aveva portato il proprio gatto, il proprio criceto, oppure il cane, ma Genoveffa aveva scelto una cosa che nessuno aveva portato.

Quando fu il suo turno, tolse il telo nero che copriva la gabbia, aprì lo sportellino e da lí uscì un cobra reale. I bambini dalla paura rimasero impietriti e la maestra, facendo un altro passo Indietro chiese: “B-bello…c-come l’hai chiamato?”

“L’ho chiamato Spago”disse Genoveffa fiera della sua risposta mentre il cobra l’avvolgeva lentamente.

Quando Genoveffa andava a dormire toglieva sempre tutti i suoi serpenti dalla loro teca per metterli davanti alla porta nel caso che entrasse qualche ladro a farle visita. Infatti una notta le era entrato un ladro in casa, appena aveva visto che c’erano dei serpenti davanti alla porta fece un salto per sorpassarli. Il ladro pensava che in quella casa ci fossero gioielli e roba simile, cosí entrò nella stanza dove dormiva Genoveffa, però dei gatti giganti gli saltarono addosso e lo graffiarono. Il ladro per non urlare si morse le dita e corse nel bagno.

Mise un piede sopra una saponetta e scivolò; per non cadere si attaccò alle tende della vasca da bagno, ma ci cadde dentro e lo squalo lo morse.

Il ladro schizzò fuori dal bagno e corse in salotto, c’era un silenzio di tomba, ma prima che potesse fare un solo passo un cane gli morse il polpaccio.

Allora corse fuori dalla casa di Genoveffa che proprio in quel momento si svegliò, ma non si accorse di nulla.

Il ladro appena uscito dalla casa si sedette con la schiena contro il muro per riprendere fiato, ma per sua grande sfortuna era proprio sotto la finestra di Genoveffa che, raccolta la cacca dei suoi gatti la buttò fuori e gli cadde in testa.

Il ladro raccontò i suoi colleghi dell’accaduto e nessun ladro osò più mettere piede a casa di Genoveffa.

Viola


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