Io mi sono sentito solo quando ero all’ospedale. E’ successo a maggio, ero in bicicletta con mia mamma quando, distrattamente, ho messo il piede nei raggi della ruota in movimento.
Non so come mai, ma in quel momento la scarpa è andata via, e allora mi ha fatto girare il piede provocandomi una ferita al tallone. I miei genitori hanno subito chiamato l’ambulanza, e io a quelle parole sono scoppiato a piangere. Ma il perché mi sentivo solo, anche se c’erano i miei genitori e i dottori che stavano con me, non lo so. Forse perché ero triste o preoccupato, o forse perché vedendo quelle pareti bianche e arancioni mi veniva tristezza, o tutti quei malati o feriti, ma anche tutte quelle facce tristi e preoccupate. Anche il pensiero che mi dovevano addormentare e mettere i punti, mi faceva venire i brividi.
Però sinceramente ero anche invidioso nel vedere delle persone che erano all’ospedale solo per un’unghia rotta o la febbre. Ma in tutte queste sensazioni tristi, nella prima notte ne ho avuta una anche di tenerezza: il mio letto era accanto a quello di una mamma e il suo bambino di qualche mese che succhiava il latte dalla mamma. Lei ci ha spiegato che suo figlio aveva la febbre a quaranta ed essendo molto preoccupata l’aveva portato all’ospedale.
Quando mio papà mi faceva fare i giri per staccarmi un po’ da quella stanza triste, vedevo che ero l’unico a stare sulla sedia a rotelle.
E questo mi metteva un senso di solitudine.
A cura di Raffaele
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