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L’OMOFOBIA

25 Feb 2020

Il termine “omofobia” è stato utilizzato per la prima volta dallo psicologo Weinberg per rappresentare la paura irrazionale e l’odio verso le persone omosessuali. Se pensiamo al significato di questa parola capiamo che in realtà non è una vera e propria fobia bensì un pregiudizio.
Omofobi lo si diventa attraverso i messaggi (diretti o indiretti) che ci vengono trasmessi sin da quando si è piccoli.
Non credo proprio che un bambino possa pensare che il rapporto tra due persone dello stesso sesso sia innaturale o strano; semplicemente non conosce o non ha familiarità con persone omosessuali.
Se pensiamo anche semplicemente ai film Disney, grandi classici che tutti abbiamo visto, è impossibile trovare una coppia gay o lesbica, e questo è tremendamente sbagliato.
Al giorno d’oggi l’omosessualità deve essere mostrata in modo naturale, senza schermi o timori in chi la vive. Educare all’omosessualità dovrebbe iniziare quando i bambini sono ancora piccoli.
Non so se questa possa essere la soluzione migliore, sicuramente è necessario far capire che la realtà attuale è costituita di etero e di omosessuali ed è fondamentale che nell’arco di pochi anni il pregiudizio finisca.
Trovo anche sbagliato l’associare giocattoli, colori, hobby e stili di comportamento ai diversi sessi; ovvero creare stereotipi. Per esempio, chi lo dice che un ragazzo non si possa divertire truccandosi o andando dall’estetista e una ragazza giocando ai videogiochi o tirando un pallone in una porta?
“Se l’abito non fa il monaco, il rosa non fa il gay”
Tante volte ho sentito dire ad un ragazzo che non poteva piacergli il rosa perché “è da ragazze”, e questa cosa non ha assolutamente un senso logico. Alla fin fine è un colore come tutti gli altri. Fosse solo quello il problema.
La verità è che le persone non sanno fare altro che giudicare. Perché di questo si parla: giudizio e ciò non ha una giustificazione o una spiegazione sensata. Secondo me è anche errata l’affermazione “ti accetto per quello che sei”, poiché non bisogna accettare niente, è natura e basta. È come dire “ti accetto perché sei etero”.

A cura di Giannandrea V.E.


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