Nel corso della prima e della seconda media, con la nostra classe, ci siamo avvicinati al personaggio di Pinocchio. Partendo dalla lettura del testo di Collodi pubblicato nel 1881 e in seguito tradotto in oltre 240 lingue, abbiamo avuto modo di vedere quanto il mitico burattino, simbolo di disobbedienza ed obbedienza al tempo stesso, abbia influenzato l’immaginario di tanti altri scrittori, musicisti e cineasti.
Così, abbiamo deciso di osservare e confrontare la lettura che, della marionetta più famosa del mondo, ne danno Luigi Comencini, Edoardo Bennato e Matteo Garrone.
Vogliamo iniziare col parlarvi del film Pinocchio di Matteo Garrone che insieme alla nostra classe, abbiamo visto lo scorso 29 gennaio al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze. La visione di questo film rientra in un progetto sul cinema, condotto da Lanterne Magiche della Fondazione Sistema Toscana, che seguiamo insieme ai nostri compagni. Il Pinocchio di Garrone è un film del 2019 ma secondo noi, rimane fedele ai contenuti del romanzo di Collodi, rispettandone sia l’ambientazione che i personaggi tradizionali. Anche i significati che trasmette sono vicini a quelli di Collodi, come ad esempio la gratitudine verso i propri genitori, l’importanza dello studio nella formazione di un giovane, la capacità di capire che non ci si può fidare di chiunque. Ma la fedeltà che il regista cerca di restituire al romanzo, determina anche la bellezza del suo film perché le scene mostrano ambientazioni vicine ai paesaggi descritti dal libro. Garrone va alla ricerca di luoghi e borghi belli e sconosciuti, li trova in Toscana, nel Lazio e in Puglia e ce li mostra attraverso una scenografia ricca di colori e di luce. Inoltre, tutti i personaggi del film raggiungono la loro fisionomia grazie ad un lavoro artigianale fatto da truccatori e costumisti e, soltanto in alcune scene la pellicola fa uso di effetti speciali. A noi il film è sembrato molto bello anche se, a volte, ci è sembrato un po’ lento. Ma il momento più divertente per noi studenti, è stato quando, dopo la visione del film, è venuto a trovarci e a parlare con noi l’attore Massimo Ceccherini che nel film, interpreta il ruolo della Volpe. Incontrare Massimo Ceccherini è stato emozionante e divertente perché, oltre a darci informazioni sul film, ha scherzato tanto con noi ragazzi e ci ha fatto ridere un sacco. Insieme a lui c’era anche la sua compagna e il suo cane e tutti sono stati molto affettuosi e simpatici con noi, specie con i bambini più piccoli.
Il nostro punto di riferimento tra la lettura del libro di Collodi e la visione del film di Garrone è stato Le avventure di Pinocchio, lo sceneggiato televisivo diretto dal regista Luigi Comencini, trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana nel 1972, in cinque puntate il cui cast è composto da Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e dall’esordiente Andrea Balestri nei panni del burattino. Riflettendo sulla colonna sonora di questo tele-film composta da Fiorenzo Carpi, noi ragazze ci siamo imbattute in un’altra opera musicale ispirata a Pinocchio, quella di Edoardo bennato e del suo Burattino Senza Fili, un concept-album uscito in Italia nel 1977, in un perfetto stile folk-rock napoletano. Attraverso la musica Rock, Burattini Senza Fili diventa una critica nei confronti del potere che impone la propria cultura e la propria idea di normalità respingendo e opprimendo chiunque si allontani dalle regole professate o osi cercare una propria personale visione del mondo. Non è una fantasia d’evasione, ma una metafora dell’Italia della sua epoca. Le storie del “Burattino senza fili”, di Mangiafuoco, del Gatto e la Volpe e della Fata Turchina servono per mettere in musica un manifesto di libertà, contro ogni forma di omologazione. A noi questo disco è piaciuto molto, sia perché le canzoni contengono una musica bella da ascoltare e da ballare ma anche perché Edoardo Bennato ribalta la favola di Collodi, raccontando non la vicenda del bambino che impara a crescere diventando responsabile, ma un Pinocchio che, diventando umano, perde la sua unicità. Proprio quando smette di essere un burattino, finisce per essere manovrato dalle forze della società e si omologa. Tale vicenda viene riassunta nell’iniziale “È stata tua la colpa”, i cui versi dicono: “Volevi diventare come uno di noi e come rimpiangi quei giorni che eri un burattino ma senza fili e invece adesso i fili ce l’hai!”.
La galleria di personaggi che Bennato racconta assumono una propria unicità, così “Mangiafuoco” diventa l’uomo di potere che manovra nell’ombra, “La fata” è simbolo della donna che non appena si ribella alla sua condizione di schiavitù diventa oggetto di una caccia alle streghe, mentre i “Dotti, medici e sapienti” usano la cultura a scopo repressivo. E c’è infine il “Grillo parlante”, le cui parole profetiche non vengono ascoltate quasi mai.
L’album finisce con “Quando sarai grande” in cui il bambino protagonista si ritrova iscritto a un gioco che non comprende e quando fa domande gli viene detto che “presto, quando sarai grande, allora saprai tutto”, ma è solo un modo per imporgli idee e reprimere comportamenti. Ma la canzone più famosa è però “Il Gatto e la Volpe” sui due formidabili intrallazzatori che nel film di Comencini e di Garrone sono interpretati rispettivamente da Franco e Ciccio e da Massimo Ceccherini insieme a Rocco Papaleo.
Noi ragazze dedichiamo questa canzone a Massimo Ceccherini, per tutti i sorrisi che ci ha regalato durante quella mattinata così divertente.
A cura di Radia, Valentina e Greta
CONDIVIDI: