Ad ottobre 2019, in una giornata piena di sole, abbiamo visitato la Biennale d’Arte Contemporanea presso la Fortezza da Basso a Firenze.
Per noi è stata un’esperienza divertente e ora vi raccontiamo perché…Dopo una bella passeggiata, abbiamo raggiunto la Fortezza e dopo aver varcato l’ingresso, ci siamo ritrovati in un ampio giardino dove erano sistemate delle sculture maestose rappresentanti principalmente cavalli.
Percorso il giardino, siamo entrati nella struttura al chiuso dove siamo stati ben accolti da una guida che dopo averci dato i biglietti, ci ha aiutato a esplorare al meglio la mostra. Così abbiamo scoperto che la Biennale è la principale esposizione di Arte Contemporanea a Firenze, e ci partecipano artisti di livello internazionale. Essa si tiene ogni due anni e anima la città con varie iniziative a tema.
Fin dalla sua fondazione, uno dei principi ispiratori della Biennale è il dialogo tra i popoli attraverso l’arte, per questo si configura come “piattaforma” indipendente, libera e innovativa per l’arte contemporanea. Nel corso degli anni, migliaia di artisti da oltre cento paesi hanno preso parte a questa esposizione che accoglie le principali forme di espressione artistica. Sin dal suo esordio, la manifestazione conferisce un premio che si chiama “Lorenzo il Magnifico” a tutti quegli artisti e/o istituzioni che si distinguono per meriti artistici o per contributi alla cultura.
La XII edizione della Biennale, quella che abbiamo visitato noi, ha ospitato varie categorie artistiche: disegno, pittura, scultura, arte tessile, gioiello d’arte, fotografia, performance e installazioni d’arte.
A noi la mostra è piaciuta tantissimo: ogni artista aveva una sua bellezza, una sua originalità ed è stato divertente girare intorno alle opere d’arte. Sono tante le opere di cui vorremmo parlarvi ma per ragioni di tempo e di spazio, ci soffermeremo soltanto su alcune di esse. Ad esempio siamo rimasti impressionati da un’opera che era stata posizionata all’esterno, lontana da tutte le altre. Un enorme meccanismo la faceva roteare in continuazione e creava un effetto ottico curioso e interessante.
Ma le opere che ci sono piaciute di più, sono state quelle che riguardavano il mondo virtuale, in particolare un Exhibit con il quale si interagiva per mezzo di un Visore che permetteva a chiunque lo indossasse, di entrare in una realtà virtuale.
L’opera in questione, prendeva spunto dal tema stesso della Florence Biennale 2019 e cioè quello di celebrare Leonardo da Vinci e i cinquecento anni della sua morte. Il titolo della mostra infatti, era: “Ars et Ingenium: Similitudine e Invenzione”.
L’exhibit col quale ognuno di noi ha interagito è “Epi-Mimesis”, di Joanna Hoffman e EpiLab Team, che segue il principio sviluppato da Leonardo in base al quale l’interpretazione della natura non deve avvenire soltanto osservando ciò che è reale, ma anche ricercando ciò che è verosimile o possibile. La ragazza che ci accompagnava e che ci ha fatto da guida, ci ha fatto riflettere sul fatto che oggi, viviamo in un universo in cui tutto è un “dato” e con esso interagiamo a tutti i livelli. In un tale universo di “dati interconnessi”, nessuno di essi può “perdersi” o scomparire, così anche con i dati di Leonardo da Vinci che sono presenti nell’opera. In sostanza, l’exhibit parte dall’idea che il “Genio” può essere visto attraverso la configurazione dei dati, come un’onda sostenuta da numerose piccole onde che risuonano in chiunque indossi e muova il visore.
La composizione delle immagini di cui vi parliamo sono possibili perché, dal punto di vista della struttura, EpiMimesis è diviso in diverse EpiZone, ovvero livelli di organizzazione dei dati in cui sono ordinate varie tematiche e aree di ricerca. La prima è un ambiente di realtà virtuale, la seconda è uno pseudo-ologramma interattivo che l’artista Joanna Hoffmann chiama A Breath for Leonardo.
Nell’insieme, i dati reali sono elaborati e trasformati combinando ricerca scientifica, arte, cultura e immaginazione così da offrire una esperienza immersiva multisensoriale, entro una dimensione che comprende l’ambiente di realtà virtuale e lo pseudo-ologramma. Una volta indossato il visore, EpiMimesis aumenta la nostra consapevolezza dell’ambiente che ci circonda, e ci induce a muoverci nello spazio dell’exhibit per accedere in un labirinto immaginario di identità in continuo mutamento.
Durante l’esplorazione del labirinto si finisce per interagire con una “donna vitruviana” (naturalmente il rimando al famoso disegno di Leonardo è ovvio) che ci guida e ci sfida. Mediante le proprie risposte agli stimoli, chi indossa il visore catalizza il processo creativo e secondo il principio della mimesis, trasforma l’ambiente e, per mezzo di questa esperienza immersiva, scopre e crea identità multiple e interdipendenti.
Questa è stata l’esperienza che più di tutto ha suscitato in noi meraviglia ed è stato davvero interessante capire come alla base di questo progetto l’arte e la scienza si coniugano per esprimersi con un linguaggio interdisciplinare.
Il nostro articolo volge alla fine ma vi alleghiamo il video della XII Biennale d’Arte Contemporanea di Firenze, perché possiate anche voi vedere quanto è stato bello visitarla: https://www.artribune.com/television/2019/10/video-florence-biennale-2019/.
A cura di Giulia, Greta e Riccardo
CONDIVIDI: