L’azienda Lamborghini venne fondata nel maggio 1963 da Ferruccio Lamborghini, già fondatore di “Lamborghini trattori”.
Il primo modello, costruito nel 1963, si chiamava Lamborghini 350 GTV. La vendita non riscosse molto successo, forse per colpa dello stile troppo futuristico. Ferruccio chiese allora aiuto alla carrozzeria milanese “Touring”. Il titolare, che disponeva di ingenti risorse finanziarie, si circondò così immediatamente di ingegneri e tecnici molto capaci: Giotto Bizzarini progettò il motore, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani il telaio, Franco Scaglione disegnò la linea.
Con la “Touring” creò la nuova macchina 350 GT che era un gran turismo a due posti, veloce ed elegante; ebbe notevole successo e fu seguita dal 400 GT.
Nel frattempo i progettisti svilupparono nel 1966 la Miura, una macchina stupefacente che era in principio fuori dai programmi di Lamborghini ma ebbe un successo straordinario.
La Miura fu anche l’auto che inaugurò il lungo sodalizio con lo stilista Bertone (e in particolar modo con il suo designer, Marcello Gandini), cui la Lamborghini si affidò dopo la chiusura della “Touring”.
Dopo alcuni anni la Lamborghini aveva già un’intera linea di automobili sportive. La Islero risultò però deludente e quindi fu sostituita dalla Jarama. Poi, nel 1970, venne creata la Urraco che montava un motore V8 di soli 2,5 litri di cilindrata. La prima auto che aveva avuto vero successo era stata la Miura, ma quella che diede lo stile alla Lamborghini fu piuttosto la Countach, presentata nel 1971.
Dopo che Ferruccio ebbe venduto l’azienda, ci furono diversi proprietari e diverse comproprietà… ma noi passiamo direttamente all’epoca dell’Audi.
La Lamborghini fu infatti acquistata dalla tedesca Audi nel 1988. Negli anni seguenti la Lamborghini creò diversi modelli, tutti esclusivi e di altissimo costo, vere e proprie dream cars: Veneno, Urus, Egoista, Sesto elemento, Terzo Millennio, Asterion.
Anche con la proprietà Audi, però, il marchio resta il famoso toro, scelto fin dall’inizio perché era il segno zodiacale di Ferruccio.
A cura di Bernardo, Gabriele e Leonardo
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