Attività Scolastiche Tecnologia

Salve a tutti… Io mi chiamo NAO

12 Mag 2017

Ciao ragazzi,
io sono Lucrezia e vorrei raccontarvi di un’attività che abbiamo effettuato in questo anno scolastico. Noi abbiamo iniziato a fare un laboratorio, con un signore che si chiama Stefano, riguardante il blog online della nostra classe. Lui oltre a gestire questi blog, organizza anche corsi/lezioni sulla robotica. Qualche mese fa, infatti, ci ha invitato nel suo “studio” (che è vicino al museo della Specola) per fare un laboratorio di robotica. All’inizio ci ha presentato un robot di nome NAO.
NAO è un robot umanoide di taglia media, autonomo e programmabile; dall’esterno è molto carino e sembra un piccolo bambino. Stefano ci ha spiegato che sembra un robot semplice, ma in verità è molto complesso… Ci ha detto che negli occhi ha delle telecamere molto avanzate e che ha delle parti del “corpo” che riescono a rispondere agli stimoli, infatti Stefano per attirare la sua attenzione strofinava la mano sopra la testa di NAO e lui subito si girava per eseguire dei comandi. La parte più sorprendente è stata quando NAO si è presentato. Stefano, ci ha fatto vedere due modi in cui NAO si può presentare e, intelligentemente, prima ci ha fatto vedere la presentazione in cui NAO parlava e basta e poi ci ha fatto vedere la presentazione in cui NAO parlava e gesticolava. Vedendo la seconda presentazione, pensavo che NAO fosse veramente un piccolo uomo… Stefano ci ha spiegato che tutti i comandi che NAO effettuava (presentarsi, ballare…) erano “memorizzati”.
Lui, nella seconda parte di quell’interessante laboratorio, ci ha spiegato che ogni movimento che NAO faceva era tutto programmato, perché ci ha spiegato che i robot sono “intelligenti” quando i comandi glieli diamo noi… ma non hanno una loro vera coscienza. Infatti per sperimentare e, soprattutto per farci capire quello che veramente ci voleva trasmettere, ci ha fatto fare un “laboratorio pratico”. Questo consisteva nel costruire, in coppia con un compagno, un modellino di Lego che era a forma di furgoncino (io ero insieme alla mia amica Bianca); poi Stefano ci ha aiutato a collegarlo al computer tramite un software che ci permetteva di programmare questo mini robot. In questo modo, ho scoperto quante infinite funzioni esistono per programmare un robot. Nel sistema c’era un menù principale dove spuntavano diverse linguette colorate (credo che fossero cinque o sei) e dentro a ognuna c’erano a loro volta tantissime altre impostazioni… Lui ad un certo punto ci ha dato un “lavoro/gara” da svolgere; dovevamo programmare il nostro robottino per fargli fare un percorso a forma di quadrato. Noi all’inizio pensavamo che fosse molto semplice… invece dovevamo impostare varie funzioni che ci permettessero di far muovere il robottino alla massima velocità e alla massima precisione (seguendo una certa ampiezza degli angoli, una certa lunghezza dei lati del quadrato…). C’erano pulsanti che permettevano di ripetere il comando diverse volte e noi abbiamo dovuto usarli per cercare di vincere la gara. All’inizio, appena abbiamo provato a farlo muovere seguendo un quadrato nero disegnato su un tavolo, ha compiuto moltissime curve… poi, dopo tre o quattro volte che provavamo, siamo riuscite a risolvere il problema. Credo che sia stata una delle mie uscite preferite perché ho imparato cose di cui ignoravo l’esistenza e soprattutto ho visto come siano complicate e difficili. Vi consiglio di provare questo laboratorio con le vostre scuole perché è un’esperienza bellissima.

A cura di Baldi Lucrezia


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