Venerdì 28 Aprile siamo andati a fare una gita con la 3A per visitare le salse di Nirano e il parco archeologico di Montale, in provincia di Modena.
Per recarci in questo posto veramente carino e interessante siamo saliti su un pullman dove alla guida c’era un autista di nome Franco. Alla partenza io ero felicissimo.
Arrivati alla nostra prima destinazione, Nirano, ci hanno accolti due guide: con la terza A è andata una ragazza di nome Giorgia e con noi, la terza B, è venuto Mirko, un ornitologo, cioè uno specialista negli uccelli, che sapeva imitare benissimo il verso di alcuni volatili. I primi uccelli che abbiamo sentito sono stati i pavoni; Mirko ci ha spiegato che il pavone maschio in natura è sempre il primo a sacrificarsi: infatti corre mentre canta per attirare l’attenzione del predatore mentre la femmina scappa silenziosamente. Abbiamo scoperto anche che nella stagione dell’accoppiamento il pavone maschio è l’unico a spalancare le sue meravigliose eleganti ed enormi piume.
Camminando nel bosco abbiamo ascoltato i canti melodiosi di altre razze di uccelli.
Proseguendo la visita abbiamo sentito delle raganelle cantare un’allegra canzoncina; inoltre Mirko ci ha spiegato che le raganelle, pur essendo rane, non cantano in estate ma soltanto in primavera e in autunno. Pian piano che si fa sempre più caldo cessano di cantare.
Ci ha detto che esistono altri tipi di rane, tra cui una che si mimetizza molto bene nella vegetazione.
Finalmente siamo arrivati alle salse di Nirano: sono dei vulcanetti di fango che si ottengono con tanta acqua e hanno una certa struttura: alla base vi è un terreno argilloso, lo strato sopra presenta acqua salata e gas naturale, infine all’ultimo strato c’è l’acqua salata del mare; infatti la parola “salse” deriva da “sale” dato che tanto tempo fa in quel luogo al posto della terra c’era il mare.
A questo punto abbiamo salutato Mirko e siamo tornati al solito pullman privato, questa volta con un’altra direzione: Terramare di Montale, in un parco archeologico.
Qui ci ha accolti Giulia, una ragazza che ci ha fatto da guida. Ci ha portato in una chiesa costruita dai romani spiegandoci che in quel luogo in passato sorgeva un villaggio; nel Neolitico quando una casa era vecchia la abbattevano e ricostruivano un’altra palafitta sopra ed è per questo che si è formata una collinetta nel tempo. Poi ci siamo ci siamo avviati verso due ricostruzioni di palafitte e subito siamo entrati dentro la prima, quella del guerriero, dove abbiamo visto molti utensili in bronzo. Giulia ci ha spiegato che il bronzo è una lega tra rame e stagno e gli uomini del Neolitico lo consideravano molto prezioso. All’interno della capanna c’erano alcuni sgabelli e un focolare; il capofamiglia dormiva in un letto da solo mentre tutti gli altri dormivano in unico grande letto.
In alto su alcune mensole mettevano la carne ad affumicare, per conservarla. Abbiamo osservato un’armatura di cuoio e anche lo scudo dello stesso materiale. C’erano dei coltelli fatti in corno di cervo e abbiamo imparato che per ottenere le corna gli uomini aspettavano una certa stagione, quando i cervi solitamente le cambiano.
Poi abbiamo visitato la palafitta del contadino, dove quasi tutto era uguale alla precedente; le uniche differenze erano che mancavano l’arrmatura, lo scudo e i coltelli. C’erano invece falcetti, il telaio, l’aratro e una botola sul pavimento, il cui utilizzo era come bidone per la spazzatura.
Terminate le nostre attività siamo tornati a Firenze; la gita è stata bellissima perché abbiamo approfondito le nostre conoscenze storiiche e scientifiche e trascorso una giornata diversa dal solito.
A cura di Giulio
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