Io, mia sorella maggiore Haley e i nostri genitori ci eravamo appena trasferiti in una piccola casa in campagna. Tutt’intorno c’erano solo erba, fiori, montagne e delle cave. Mentre i miei scaricavano i bagagli dalla macchina, io e Haley, siamo entrate nella piccola casa. Era in buone condizioni nonostante i buchi sul tetto e l’acqua nera che usciva dai rubinetti. Dopo la cena e un breve film siamo andati a letto. Io condividevo la camera con Haley, il che mi dava un po’ noia perché è disordinatissima, ma ci sono sempre io Alex, la sorella minore, che si occupa di tutto (i nostri genitori riuscivano a malapena a farla apparecchiare, ma il bucato no, solo io lo faccio). Haley in piena notte mi sveglia e mi porta vicino al suo comodino e mi dice che ha sentito muoversi qualcosa dentro. Apre un cassetto del suo comodino e un anello salta fuori e inizia a scappare per tutta la casa. Noi cerchiamo di acchiapparlo ma non ci riusciamo. In tutto ciò i nostri genitori dormono ancora. Corriamo per tutta la casa e finalmente, con un sacchetto a mo’ di torero, lo prendo. Torniamo in camera, stanche per la corsa, e ci sediamo sul letto. Ci prendiamo per mano e insieme lo tiriamo fuori. In un istante ci ritroviamo in un prato pieno di fiori colorati e vediamo correre dei bambini terrorizzati. Le loro urla giungono alle nostre orecchie come se fossimo sott’acqua. Gli andiamo incontro e cerchiamo di chieder loro che cosa stia succedendo, ma sembra che non ci vedano. Ci passano addirittura attraverso! Poi in lontananza vediamo degli uomini armati di fucili e pistole, che urlano qualcosa in russo e visto che lo studiavo a scuola traduco. Stavano dicendo che avrebbero distrutto la città, e guardando meglio noto un cartello con su scritto: “Via Dante Alighieri”. Vicino alla nostra casa c’era lo stesso cartello, ma la via la stavano rifacendo. Ad un certo punto ci risvegliamo tutte e due nei nostri letti, ci guardiamo e all’unisono diciamo: “Abbiamo fatto lo stesso sogno?”.
Dopo che ci siamo alzate, io e mia sorella Haley siamo andate giù in cucina e abbiamo trovato la mamma e il babbo che chiacchieravano: “Stanotte ho sentito qualcosa che si muoveva ma sarà stato un procione fuori” dice la mamma e il babbo risponde: “Sì è vero ho sentito anche io un rumore!”. Ah e adesso ci davano anche dei procioni! Così ci siamo fatte vedere e siamo entrate in cucina. Dopo la breve colazione, a base di pane di noci della nonna e cioccolato, siamo andati nel boschetto vicino casa, che poi non era proprio un boschetto ma un vero e proprio bosco, a fare una passeggiata. Io ed Haley stavamo in fondo alla fila perché volevamo parlare dell'accaduto. Ovviamente avevo detto a Haley di non portare l'anello, ma che aveva fatto lei? Il perfetto contrario! Così le dico di darlo a me, ma si rifiuta. Ci siamo fermati e io dico: “Che succede lì?” e la mamma risponde: “Niente, niente” io faccio qualche passo in avanti e vedo una piccola pianta carnivora che si muove e inizia ad inseguirci ma mirava soprattutto a Haley. Io la raggiungo e per fare un “esperimento” le dico di darmi l'anello. Lei me lo passa e la pianta inizia ad inseguire me. Mentre Haley si riposa io corro come una pazza. Trovo una piccola cava e ci entro e la pianta spaesata non mi vede e smette di inseguirmi. Quando esco dal mio nascondiglio Haley è seduta e appena mi vede mi corre incontro e mi chiede se sto bene ed io le dico di si, arrivano anche la mamma e il babbo che ci chiedono cosa ci siamo passate e noi, che non sapendo che dire, ci siamo inventate la scusa che ci volevamo dare la mano. Tornate a casa ci siamo precipitate in camera e ho tirato fuori l'anello dalla tasca. Ci siamo prese per mano e me lo sono messo. Stavolta non eravamo nello stesso posto, eravamo in una via della città in cui stavamo prima, tutto era cambiato non c'erano persone da nessuna parte né macchine, era tutto deserto. Ci chiedevamo perché. Quando ci vivevamo noi era pieno di vita. Poi però abbiamo capito. Aguzzando l'occhio vediamo delle case distrutte e un uomo che esce dalle fiamme.
Non capendo cerchiamo di avvicinarci, ma i nostri piedi sembrano incollati alla strada. L'uomo vestito di nero viene nella nostra direzione ma quando arriva vicino a noi ci trapassa. Per la paura mi levo l'anello e ci ritroviamo sedute sul letto. La mamma ci chiama per il pranzo. Dopo aver finito torniamo in camera e chiudiamo a chiave. Ci prendiamo per mano e mi metto l'anello. Siamo sempre nella via dove c'era casa nostra ma ora anche quella è distrutta. Stavolta però l'uomo vestito di nero ci vede e ci dice qualcosa in una lingua incomprensibile e poi va via. Noi lo chiamiamo e gli chiediamo che ha in mente di fare. Stavolta nella nostra lingua ci dice che vuole demolire l'intera città. Andiamo in una casa che è ancora intera e cerchiamo un modo per non far demolire la città. A me viene un'idea: facciamo finta di volerla demolire anche noi e chiediamo come si fa e poi quando ci avrà detto il modo in cui farlo noi faremo l'opposto. Così andiamo dall'uomo vestito di nero e gli diciamo che è anche il nostro di obiettivo e che possiamo dare una mano, lui ci dice come si fa e ci indica un piccolo telecomando con un pulsante rosso e uno verde. Ci dice: “Quello verde fa saltare in aria la città, quello rosso invece fa rimanere tutto così come è.” Noi prendiamo il telecomando e ovviamente pigiamo il pulsante rosso. L'uomo vestito di nero s'infuria e cerca di raggiungerci ma noi distruggiamo il telecomando e io mi levo l'anello. Ce l'abbiamo fatta!
Tessa
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