Tanto tempo fa,
in un villaggio su una collina viveva una famigliola felice composta da sei
persone: un bambino piccolissimo che si chiamava Marlas, due fratellini un po’ più grandi che si chiamavano Mirko e Zuri, un fratello abbastanza grande di nome Jack e il fratello maggiore Eren.
Vivevano insieme alla loro mamma in una casetta posta abbastanza centrale nel villaggio, il padre era morto tre anni prima a causa di una malattia. Ma la morte del padre non ha influenzato tanto
la loro vita.
Nella famigliola si faceva una vita felice e ognuno aveva un compito, non
immaginavano neanche che cosa sarebbe successo quel giorno.
– Torno presto!- aveva detto Eren, era andato a portare al pascolo il bestiame.
Era un ragazzo allegro con i capelli a caschetto, castani, tutti spettinati, degli occhi grandi e marroni e indossava un vestito molto pesante con una sciarpa.
Si era seduto su una roccia preso dai suoi pensieri, guardava i buoi che brucavano l’erba felici con il pelo luccicante alla luce del sole. Quando fu l’ ora di tornare vide che il sole era già tramontato la sua luce tingeva di arancione il cielo . – Cavolo chissà che ore sono, dovrei già essere al villaggio… ma che?!-
Si riusciva a scorgere dal suo viso una grande paura e ci aveva visto giusto: del fumo usciva dal suo villaggio. Dovete sapere cari lettori che Eren aveva un grande senso dell’orientamento, sapeva perfettamente tutte le strade per arrivare al suo villaggio, e cosi scelse la via più breve correndo con il bestiame che lo seguiva a stento.
Appena arrivò vide con orrore il suo villaggio andare a fuoco. Sbirciò da una fessura delle mura e vide le case distrutte e vide dei goblin e dei troll che assalivano le persone, non riusciva a comprendere la situazione “Non farti prendere dalla paura stai calmo” pensò.
Prese il coraggio e il bastone a due mani e con un assalto si buttò nella
mischia, a colpi di bastonate stese un troll ma venne afferrato alle spalle e con una mazzata svenne. Quando rinvenne vide davanti a sé la sua casa bruciare: -Marlas, mamma, Zuri, Mirco!- con disperazione la raggiunse, entrò e trovò Marlas che piangeva al centro della cucina, lo prese in braccio e vide un armadietto aperto. Si fermò perplesso, scavò nella memoria e si ricordò che apparteneva a suo padre, lo spalancò e ci trovò dentro una spada. C’era inciso un carattere in draconico antico, Eren non riuscì a decifrarlo. Comunque la prese insieme a delle provviste e quando uscì i troll e i goblin se ne erano andati, tutto intorno bruciava; a malincuore comprese che Marlas era l’unico ad essersi salvato. Eren era stanco, appena fece un passo crollò per terra, mentre dormiva sognò la sua famiglia che lo ringraziava per aver salvato Marlas
ma lui in lacrime disse:- Ma..ma io non sono riuscito a salvare voi…-ma sua madre disse: – Sta tranquillo non importa – anche i suoi fratelli lo
tranquillizzarono – L’ importante è che
hai salvato Marlas –
Eren si svegliò di botto, suo fratello accanto a lui dormiva. Eren pensò “Non ha senso rimanere qui”. Con una fascia che trovò nella
sua borsa si legò Marlas sulla schiena – Andiamo – disse, e si mise in cammino.
Dopo un po’ di ore scese dalla collina, posò Marlas nell’erba e cominciò a fare allenamento con la spada lanciando fendenti all’aria e correndo a più non posso. Molto tempo dopo si buttò a terra stremato, Marlas dormiva. Eren si rese conto che non avevano un posto per dormire e dormire nella valle con i troll in giro era pericoloso. Si guardò intorno e vide che su un monte li vicino c’era un’ abitazione, corse fino allo sfinimento con il fratello sulle spalle. Era stanco e affamato ma un’occasione così non se la sarebbe mai fatta scappare.
Arrivò fino ai piedi del monte e notò che la casetta era molto in alto, con le sue ultime forze arrivò alla porta la e la spalancò, dentro c’erano un mago dell’età di Eren intento a esercitarsi con il suo maestro, aveva i capelli ricci con un colore sul rosso-arancione, una tunica rossa molto scura, il maestro era molto anziano. Le rughe gli segnavano gli angoli degli occhi mentre si girava per guardare Eren, illuminato dalla luce della luna, aveva una tunica blu oltremare con una sfumatura perlacea, i capelli grigi e un cappello perfettamente in tinta con la tunica. Eren balbettò: – A…a…aiutatemi… – per poi cadere, privato delle sue ultime forze. Quando si risvegliò era in un letto con una pezza bagnata in testa. Davanti a sé aveva il mago e l’apprendista che lo fissavano preoccupati. Eren disse:- D…d…dove mi trovo?-. Il mago rispose:- Sta tranquillo sei al sicuro- Ma il mago lo interruppe: -Come vanno le lesioni?-. Il mago che ignorò il suo apprendista gli disse:- Ma perché sei giunto alla nostra abitazione?- Eren rispose:- Il mio villaggio è stato distrutto dai troll, io e mio fratello siamo riusciti a scappare- rispose indicando il fratello -Per fortuna non si è fatto male-. Rimasero in silenzio, il mago fissava incredulo Eren mentre lo stregone era lì fermo a pensare.
Dopo un lungo silenzio Eren disse: – Mi potreste aiutare?- Il mago rispose:- Mi dispiace ma non so se possiamo prenderti, solo il mio maestro può dirlo-. A quel punto lo stregone disse: -Senti, posso prenderti ma a una condizione, devi fare ogni esercizio che ti chiedo senza fiatare. Accetti?- Eren ci pensò un attimo e poi disse: – Accetto!-. Lo stregone sorrise – Sono sicuro che tu e Wilmus diventerete grandi amici, ma ora dovete riposare, domani all’alba dovrete fare un allenamento impegnativo. Fu così che Eren e Wilmus iniziarono ad allenarsi, Wilmus era già abituato ma ad Eren servì un po’ di tempo. Ognuno aveva il proprio manichino personalizzato con armi e movimenti che si adattavano perfettamente al loro stile di combattimento. Come lo stregone aveva predetto Eren e Wilmus divennero presto amici e fecero anche allenamenti insieme.
Un giorno arrivarono i troll, per fortuna lo stregone li aveva già avvistati e si era preparato. Ne sconfisse una gran parte con la magia e gli altri li lasciò a Wilmus ed Eren; dopo gli allenamenti però erano pronti: Wilmus agitò la bacchetta un paio di volte e fece partire una magia che abbatté alcuni troll.
Gli ultimi li finì Eren con la spada. Ma c’era un ultimo troll più potente e
più resistente degli altri, Eren e Wilmus si diedero un’occhiata veloce e a
colpi di bacchetta e di spada usarono tutte le loro abilità e riuscirono a
metterlo a tappeto. I frutti del duro allenamento erano evidenti.
Dopo una lunga discussione decisero che dovevano mettere fine ai nemici una volta per tutte.
Eren propose di andare alla metropoli vicina per incontrare l’imperatore e riunire le forze perché da soli non sarebbero riusciti a sconfiggerli.
Infatti qualche settimana dopo partirono come previsto e in un giorno di cammino arrivarono alla meta. L’imponente città era più grande di quanto ricordassero.
Prima di andare al castello fecero un giro per la città per rifocillarsi e dare
un’occhiata in giro e dopo un’ora giunsero alla scalinata che portava
all’ingresso principale.
Le guardie dopo un’attenta ispezione degli ospiti li fecero entrare e nel grande salone in cui entrarono videro che era stato allestito un tavolo circolare e che intorno vi erano i 7 grandi imperatori dei regni della Nazione. L’imperatore della città, vedendoli arrivare, rimase a bocca aperta e prima che potesse parlare lo stregone arrivò dritto al punto: -Grandi sovrani abbiamo bisogno del vostro aiuto per sconfiggere la calamità che ci opprime, con il vostro esercito potremo insieme tentare di sconfiggere i troll e i goblin che stanno assalendo i villaggi di tutto il regno.-
L’imperatore rispose:- Stavamo pensando di organizzare un attacco e uno stregone potente come te, un altro mago e uno spadaccino ci potrebbero fare comodo.
Passarono i mesi prima che l’esercito fosse pronto, una superpotenza militare pronta a combattere.
Tutti pronti a combattere per il regno, soprattutto Eren che nel frattempo si era allenato e ora era il più forte tra gli spadaccini, persino più forte del comandante.
Tutto era pronto anche il piano: volevano aspettare che gli spadaccini attaccassero poi che si ritirassero momentaneamente, a quel punto gli avrebbero lanciato contro ogni sorta di magia, freccia e palle infuocate caricate su delle catapulte, il piano fin lì era perfetto ma dovevano eliminare anche il capo e a questo ci avrebbe pensato Eren. Ora non rimaneva altro che attuarlo. Le navi salparono verso il luogo dove si nascondevano i nemici: l’Isola Rossa. Questo nome le era
stato dato perché era un grandissimo vulcano che eruttava lava ogni momento.
Infatti quando le navi sbarcarono per poco non si carbonizzarono all’istante.
L’esercito marciava con i re in testa al numerosissimo gruppo mentre Eren si intrufolava nelle fucine sotterranee. Ad uno ad uno respinse le ondate di mostri che lo attaccavano. Finalmente arrivò al generatore, si fermò ad osservare la particolare struttura. Sopra di lui la battaglia infuriava, i cavalieri come prevedeva il piano si ritirarono e corsero verso la costa dove il resto dell’esercito li aspettava nascosti dietro delle rocce. I mostri colti alla sprovvista li inseguirono, quella scelta fu fatale. A un segnale del comandante i mostri vennero bersagliati da tutti i lati, provarono a difendersi ma non potevano nulla contro la potenza devastante dell’esercito.
I mostri furono sopraffatti in pochi secondi tutti pieni di gioia urlarono: -Evviva ce l’abbiamo fatta!- ma era ancora presto per cantare vittoria, dopo pochi secondi la montagna esplose , così forte che tutto il magma si riversò in mare ingigantendo l’isola, ma torniamo al nostro protagonista.
Dopo aver studiato attentamente la struttura capì che era alimentata grazie al calore che su quell’isola non mancava di certo. Toccò
il generatore, era bollente, ma non ci si potè soffermare troppo perché sentì una voce alla sue spalle, che diceva: -Allora sei arrivato. Finalmente posso eliminarti-. Eren non gli lasciò terminare il discorso ed esclamò: -Cosa potrebbe mai volere uno come te da un semplice ragazzo?-. L’essere lo scrutò con i suoi occhi di fuoco: -E tu ti credi un semplice ragazzo? Hai idea di quale sia il tuo potere? Hai idea di quanti guai mi hai causato?-. Eren lo guardò perplesso e poi esclamò pieno di rabbia: -Quindi sei stato tu a uccidere la mia famiglia?!- In tutta riposta cominciò a ridere: -Allora ci sei arrivato-. -Beh, hai fallito, perché io e mio fratello siamo sopravvissuti- poi continuò: -Ha qualcosa a che fare con mio padre?- La strana creatura urlò: -Ahhh tuo padre! Ovvio che ha a che fare con lui; io e lui eravamo amici, sai? Ma poi mi tradì-. -Mio padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere a meno che tu non avessi fatto qualcosa per meritartelo-. -In realtà eravamo alleati per uccidere il re, ma dopo averlo ucciso lo invitai a venire con me, ma lui rifiutò perché non voleva lasciare il popolo da solo-. Finalmente la creatura
era alla luce: sembrava molto un uomo, ma aveva la pelle marrone e chi occhi rosso fuoco, i capelli bianchi, e due corna che spuntavano da essi, dietro le scapole, aveva un paio di ali. Eren capì che era un demone: i demoni erano esseri umani tramutati in mostri dopo aver fatto troppi peccati. Il giovane disse: -Se mi vuoi morto allora combatti.-
Il demone mise le mani a terra e volò velocissimo verso di lui,
sfoderando gli artigli affilati. Il povero ragazzo schivò per un soffio
l’attacco, e il demone si schiantò contro il generatore, i demoni sono immuni al fuoco e alla lava, per cui non si fece nulla; ma il generatore esplose facendo saltare in aria tutta la montagna. Adesso però il demone poteva volare libero nel cielo e attaccare con maggiore velocità. Eren non riuscì a parare tutti i colpi, infatti dopo l’ennesima artigliata lasciò cadere la spada e il demone la prese al volo. Provò ad utilizzarla ma avvertì una potente aura e vide l’immagine del padre di Eren, per cui la lasciò andare terrorizzato. Provò di nuovo ad attaccare il ragazzo, che senza la spada non poteva fare molto, perciò cercò di fuggire. Mentre correva a più non posso, si perse nei suoi ricordi: vide suo padre, che gli disse: -Figliolo, anche senza la spada puoi fare molto; se non hai l’arma, usa il cuore. Sii un vero uomo e fidati che riuscirai a sconfiggerlo.- Dopo queste parole scomparve. Eren guardò la spada e all’improvviso comprese il significato della scritta, si buttò addosso al demone gridando: -AHHGH!!- Il demone rimase impassibile e gli tirò un pugno potentissimo in faccia. Il ragazzo cadde a terra, ma si rialzò con uno sguardo feroce e pieno di rabbia; improvvisamente i suoi occhi si illuminarono di un colore verde acqua, e poco dopo venne ricoperto di un aura dello stesso colore.
La spada tornò verso di lui e la prese al volo. Caricò il demone con una
velocità impressionante, e con un colpo secco gli tagliò le ali. Lo prese per il collo e lo scaraventò contro il terreno; la spada si illuminò e la scritta ancor di più. Il demone gioì e si ricoprì di un aura rosso rubino. Eren non capì la situazione,fatto sta che dopo due secondi si ritrovò a terra: i vestiti si sgretolarono, sembrava fatto di luce. Lui e il demone cominciarono a colpirsi violentemente, ma dopo pochi secondi Eren tirò il pugno decisivo facendo barcollare la bestia a terra. Il demone si rialzò furioso e gridò diventato sempre più grande:
-AGGGHHHHGGGAHHHAHA!!!!- Ma Eren non si fece intimorire e urlò: -Il tuo regnodi terrore è durato fin troppo!- Si lanciò velocissimo e colpì violentemente il mostro con la spada. La testa rotolò a terra lentamente. L’esercito che aveva assistito alla battaglia gioì, finalmente il demone era morto. Tutti iniziarono ad acclamare Eren, chiamandolo eroe. Prima di essere assalito dai compagni vide in lontananza la figura del padre, che sorridendo disse: -Hai compiuto il tuo dovere, ti ringrazio.- e si dissolse nell’aria. I suoi amici, dopo averlo abbracciato, lo portarono dal fratello che ormai era cresciuto.
Eren lo abbracciò pieno di euforia: -Scusa se ti ho lasciato, ma dovevo
combattere contro un mostro cattivo-.
Mentre prendevano il largo con le navi per tornare al regno, qualcosa si
mosse nella terra vicino alla testa del demone ormai morto, delle radici nere la presero e l’assorbirono nel terreno. Spuntò un germoglio, che pian piano divenne un fiore non ancora sbocciato, dentro il fiore c’era un uovo, dentro l’uovo si aprì un occhietto, un occhietto rosso, rosso, come quello del demone. I nostri eroi pensavano che fosse finita, ma in realtà era appena iniziata
Continua…
Riccardo Elezi
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