Ci sono nomi e storie da non dimenticare: sono quelle di tutte le vittime innocenti che la mafia ha ucciso in Italia e che “Libera” ha raccolto in un archivio consultabile sul sito dell’associazione.
Alcuni nomi sono noti, come quelli di Falcone e Borsellino, altri sono meno conosciuti, ma ogni anno, il 21 marzo, vengono letti in diverse parti di Italia e del mondo per non dimenticare.
Noi ne abbiamo selezionate alcune.
AGOSTINO AIELLO
Agostino Aiello fu ucciso il 24 dicembre 1976: venne assassinato di sera mentre rientrava nella propria casa. Era il segretario della Camera del Lavoro di Bagheria ed era riuscito a costruire un movimento sindacale democratico molto forte. Era anche molto amato e stimato dalla gente perché con le sue proteste era riuscito a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.
Fu il fondatore della sezione del Partito Comunista di Bagheria e dirigente della Lega delle Cooperative, inoltre, fu chiamato a dirigere la Camera del Lavoro di Corleone.
DOMENICO CANNATA
“Nel viso di mio papà vedevo la Calabria bella: gli occhi azzurri come il mare, il sole, il verde della campagna.
Io lo rappresento così,lo voglio assimilare a questa terra bellissima.
E quindi il viso di mio padre era bellissimo.”
ANNAMARIA TORNO
Lei è Annamaria Torno, lavoratrice palermitana presso un’azienda agricola.
Il 1 Marzo del 1996 stava andando a lavorare come tutti i giorni, quando il pulmino su cui viaggiava ha avuto un incidente nel quale perse la vita.
Si presuppone che sia stata vittima del caporalato: Annamaria viaggiava insieme ad altre 13 persone a bordo di un pullmino che poteva trasportarne al massimo 9.
CAPORALATO: forma illegale di sfruttamento sul lavoro guidata dalla mafia.
NADIA NENCIONI
Nadia era una bambina di 9 anni vittima innocente , nella strage mafiosa di via dei Georgofili a Firenze.
PIERSANTI MATTARELLA
Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, era nato il 24 maggio del 1935 a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. È stato un politico italiano, Presidente della Regione Siciliana tra il 1978 e il 1980. Fu assassinato da cosa nostra nel corso del suo mandato.
L’Epifania del 1980 arriva di domenica. Piersanti è alla guida della sua Fiat 132 in via della Libertà, poco lontano da casa, diretto alla messa del mattino. Accanto a lui, sul sedile davanti, c’è sua moglie Irma. Dietro, sua suocera Franca e sua figlia Maria.
L’azione del killer è fulminea: impugna una rivoltella calibro 38, si avvicina al finestrino lato guida e spara 5 o 6 colpi. Piersanti si accascia sulle gambe di Irma mentre l’assassino si allontana verso una Fiat 127 ferma a pochi metri. Chi la guida consegna al killer un’altra pistola. L’uomo torna verso l’auto di Mattarella e spara di nuovo. Per Piersanti non c’è alcuna possibilità di salvarsi. La 127 sarà ritrovata a 700 metri dal luogo dell’omicidio.
Tra le tante persone che accorrono subito sul luogo dell’agguato c’è Sergio, il fratello minore di Piersanti. E c’è una fotografa, Letizia Battaglia. È lei a scattare una foto che sarebbe poi diventata iconica, in cui si vede il futuro Presidente della Repubblica tenere tra le braccia suo fratello esanime e tirarlo fuori dall’abitacolo. È lo scatto simbolo di una tragedia sulla quale le indagini, lunghe e lente, non sono riuscite a fare pienamente luce.
ANTONIO ESPOSITO FERRAIOLI
ANTONIO ESPOSITO FERRAIOLI ERA UN UOMO (CHIAMATO DA TUTTI TONINO) NATO NELLE V NAPOLI ERA ONESTO E GENTILE CHE LAVORAVA COME CUOCO E DELEGATO SINDACALE. ANTONIO STAVA LAVORANDO IN CUCINA MENTRE ERA ARRIVATA LA FORNITURA DI CARNI MA ERA MARCIA E AVARIATA E E DISSE CHE ORA LA MAFIA AVESSE ESAGERATO COSÌ DECISE DI DENUNCIARE L’ACCADUTO E IL 30 AGOSTO DEL 1978 MORÍ COLPITO ALLA SCHIENA CON DUE COLPI DI PISTOLA.
Tonino era, è un ragazzo come tanti, con i suoi sogni, faceva lo scout, il cuoco. Non ha chinato la testa non si è fatto corrompere. Non si può trasmettere la legalità se non la si vive. Di questi tempi in cui è più facile tacere e far finta di non vedere, la legalità non è qualcosa che si insegna, ma si consegna giorno per giorno, con i gesti, gli esempi, quotidiani.
GIUSEPPINA SAVOCA
Giuseppina Savoca è stata uccisa il 19 settembre 1959 alla sola età di 12 anni.
E’ stata uccisa mentre stava giocando fuori in cortile e venne raggiunta da un proiettile vagante; l’obiettivo dell’agguato era Filippo Drago, un pregiudicato.
Giuseppina morì sul colpo.
MARIA CHINDAMO
Maria Chindamo era una donna calabrese di Laureana di Borrena, un paesino della Calabria. Si sposa con Ferdinando Punturiero e con lui avrà tre figli: Vincenzino, Federica e Letizia. Ma le cose tra i due non vanno bene e Maria chiede il divorzio, una scelta libera che in quella terra appare come un disonore.
Il 6 maggio 2015, – dopo il divorzio – però, Ferdinando si toglie la vita e la sua famiglia ipotizza che il gesto estremo sia scaturito dalla separazione con Maria.
Maria ha gli occhi di tutti puntati addosso, ma per portare avanti la sua famiglia prende in gestione l’azienda agricola ereditata dai genitori del suo ex marito.
Il gesto di Maria suscita ulteriore scalpore, in un luogo dove la ‘ndrangheta soffoca la libertà delle donne.
Il 6 maggio del 2016, Maria scompare misteriosamente. Per molto tempo nessuno trova tracce di lei, che è scomparsa una mattina come le altre mentre si dirigeva a lavoro: le telecamere di sorveglianza dei terreni davanti alla sua azienda quel giorno risultano non funzionanti.
Maria non aveva ancora compiuto 45 anni il giorno della sua scomparsa.
Nel 2021, un collaboratore di giustizia ha raccontato che dietro la scomparsa ci sarebbe Salvatore Ascone che era interessato ai terreni che Maria gestiva e ben conscio dei dissapori di Maria con la famiglia Punturiero, avrebbe organizzato il delitto e fatto scomparire il corpo per non lasciare tracce.
“Noi abbiamo bisogno della verità e ci appelliamo alla parte buona della Calabria, che esiste. Voglio diventare magistrato, e voglio farlo qui, sul mio territorio perché in Calabria la speranza esiste ancora, nelle gesta delle persone perbene” (Federica – figlia di Maria).
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