Tempo fa, in una fattoria abbandonata nacquero sei gattini, tre maschi e tre femmine. I gattini e la loro madre furono trovati e adottati dagli umani poco dopo la loro nascita, ma una sfortunata gattina fu lasciata lì. La piccola aveva il manto bianco come la neve e dei meravigliosi occhi azzurri, per questo motivo nessuno la adottava perché pensavano tutti che fosse cieca.
A due mesi la piccola fu ferita da due cani e ormai, sul punto di morte, una bambina fantasma di nome Sally la trovò e convinse suo padre ad adottarla. Decise di chiamare la micia Argento e non appena la mostrò ai suoi amici, insieme ad un ragazzo più grande di lei, capì che doveva mettergli un collare. Il collare le calzava a pennello perché era azzurro come i suoi occhi e aveva nel centro una piccola campanellina che penzolava sul petto. Dietro alla rumorosa campanellina c’era ricamato il suo nome in nero.
Argento passava ore e ore a osservare il cielo stellato dal suo giardino e a volte, con una grossa dose di coraggio, si spingeva fino sopra la staccionata ad ascoltare le melodie della foresta. Era sempre stata molto curiosa e fortunatamente la casa in cui viveva era nel bel mezzo della foresta. Argento non sapeva il destino che l’attendeva…
Era una notte buia e silenziosa e come al solito Argento dormiva in silenzio nella camera di Sally. Argento si svegliò dopo aver sentito un gufo bubolare nella foresta e dopo essersi stiracchiata per bene lasciò la camera di Sally e corse giù per le scale. Si infilò in bocca una crocchetta di pesce e uscì dalla gattaiola. Tutti adesso dormivano e, con gran sorpresa, scoprì che aveva appena nevicato. Mentre raggiungeva la staccionata che divideva il giardino di casa sua con la foresta, sì immaginò facendo le fusa, gli occhi ridenti di Sally quando la bambina si sarebbe svegliata e, guardando fuori dalla finestra, avrebbe visto tutto innevato. Poi pensò che di sicuro sarebbe corsa come un fulmine giù dalle scale e avrebbe urlato a tutti <>
Saltò sulla staccionata che separava il suo giardino dalla foresta e vide, con la coda dell’occhio, passare nel giardino il suo amico Grinny, un gatto più o meno randagio. Poi sentì urlare <> Argento sbuffò. Era stato Smiley a parlare. Era un cane che stava un po’ antipatico ad Argento e lei era costretta a conviverci perché Smiley apparteneva a Jeff, un coinquilino di Sally. <> Argento soffiò al cane. Smiley cominciò ad abbaiare e alla fine il suo padrone Jeff dovette chiuderlo in casa e zittirlo. <> disse Jeff alla gattina accarezzandole la schiena. Jeff aveva un legame speciale con Argento… era come… se lui riuscisse a capire cosa la gatta le volesse dire. Poi Jeff tornò in casa e Argento rimase sola, solamente l’ululare del vento le faceva compagnia. La campanellina sul suo collare tintinnava violentemente e all’improvviso Argento sentì una voce profonda, ma lontana, chiamarla. Drizzò immediatamente le orecchie per udire meglio quella voce calma, non aveva mai sentito quella voce ma non gli pareva sconosciuta. <> chiamò la voce <>. La gatta si disse fra sé e sé <> Rifletté che per tornare a casa poteva usare l’odore di Jeff, che riconosceva bene e, senza accorgersene, saltò dall’altro lato della staccionata. Annusò l’aria e magicamente più di dodici scie a zig zag colorate comparvero davanti a lei ed ognuna di esse aveva un proprio odore: per esempio, la striscia arancione portava odore di un lupo mentre quella rosa di un coniglio. Corse nella foresta ignorando undici scie e capì che la voce apparteneva alla scia blu davanti a sé. Abbastanza velocemente la scia blu diventò come la sagoma di una gatta e accelerò. Non era mai stata tanto veloce in vita sua. La sagoma della gatta si fermò su una roccia grigia e liscia da sembrare marmo e si mise lentamente a sedere, Argento fece lo stesso e per un lungo istante le due si guardarono negli occhi. <>. StellaBlu fece sedere Argento accanto a lei ed entrambe risvolsero lo sguardo alla pianura davanti a loro. Poi osservarono il cielo e mentre StellaBlu narrava, le stelle sembravano formare delle immagini per illustrare ad Argento il racconto. Quando, dopo chissà quanto, StellaBlu finì di raccontare tutto ad Argento, la micia bianca barcollò. Aveva ascoltato tutto dall’inizio alla fine e le sembrò che prima di fare la conoscenza di StellaBlu non sapesse nulla. <> concluse StellaBlu prima di svanire <> Argento si guardò le zampe pensando come avrebbero reagito gli umani <> disse, poi, alzando lo sguardo. Toccò il naso di StellaBlu e corse a casa. Appena scavalcò la staccionata vide tutti i suoi padroni (più di dodici) nel giardino che le si avvicinavano. In un baleno gli umani capirono le sue intenzioni e piangendo la supplicarono di restare. <> strillò Sally abbracciandola. <> la tranquillizzò Jeff. Argento leccò il naso dei due in lacrime e guardò tutti i suoi padroni dietro che piangevano. Allora si rotolò per terra come una pazza fino a strozzarsi e si strappò via il collare facendo cadere una goccia di sangue dal suo collo. Lasciò il collare nelle mani di Jeff. Saltò sulla staccionata e si voltò a dare un ultimo sguardo ai suoi padroni… in particolare a Jeff, che le voleva un bene dell’anima, e con gli occhi gli disse: <> E piangendo corse verso il Clan del Tuono più forte che poteva. Dove prima tintinnava il collare adesso scorreva il vento e l’alba di una nuova era sorse per Argento.
CONTINUA…
A cura di Gloria
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