John Armstrong, uno sceriffo di New York, stava bevendo il suo caffè alle sette in punto, quando si avvicinò alla porta di vetro per vedere la sua splendida città. Si accorse che era diventato buio e la gente aveva un’aria confusa e spaventata. Erano da poco passate le sette del mattino.
Pagò il caffè, corse, sbatté la porta e uscì per vedere meglio il cielo. Quando arrivò al suo ufficio, trovò una coda infinita di persone che volevano dirgli che era successo un fenomeno astronomico spaziale! Lui credeva in verità fosse un “furto solare”. Tutta la cittadina non ci credeva, ma lui era non sicuro, sicurissimo.
Lo sceriffo andò in giro facendo finta di essere un civile. Vide un tizio, non molto bene perché era buio, con cicatrici e la tasca destra incenerita. Gli venne un sospetto. Allora corse verso di lui, lo guardò e gli fece vedere il distintivo.
All’uomo arrivò un colpo d’ansia. Lo sceriffo gli disse di seguirlo nel suo ufficio.
Lo interrogò per ore e, poi, lo lasciò andare.
Lo seguì fino a casa sua e lo spiò dalla finestra, a un certo punto, l’uomo sospettato, di nome Harley, tirò fuori dalla tasca una sfera luminosa.
John capì tutto, entrò e si fece raccontare perché aveva rubato il Sole. Le persone prendevano in giro Harley fin da piccolo per le sue cicatrici, ma quando era buio, nessuno ci faceva caso.
Per questo aveva rubato il Sole, per non soffrire più.
Lo sceriffo convinse Harley a rimettere il Sole dov’era, ad accettare il proprio aspetto fisico e non avere paura del giudizio degli altri.
Fu così che il Sole tornò a brillare.
A cura di Matteo C.
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