Un giorno in Africa due ragazzi di nome Giovanni e Paolo stavano giocando a pallone sulle rive di una palude. In seguito arrivò anche Giacomo, un loro amico di scuola. Giacomo non era lì per giocare ma per avvertirli che quel posto era infestato da strane creature ma, prima che potesse finire la frase, venne rapito dalle radici di un albero gigante che era chiamato il “dio albero” per la sua altezza. Mentre Giacomo veniva agguantato dalle radici i ragazzi, terrorizzati, videro il loro amico diventare sempre più pallido e la sua pelle appiccicarsi alle ossa. In un minuto diventò un pezzo dell’albero. Giovanni, non sapendo cosa, fare si buttò in terra spaventato a morte ma Paolo lo convinse a rialzarsi e scappare. Spuntarono altre radici ma fortunatamente gli amici erano già lontani.
Il dio albero allora urlò per risvegliare i suoi fratelli alberi più vicini che attaccarono immediatamente i due amici. Cercando di scappare i ragazzi, con ormai il fiatone e le gambe tremolanti, trovarono un rifugio sotto un masso. Paolo fece un movimento brusco e il masso si spostò rompendogli il ginocchio destro. Per fortuna si era creata una via di fuga ma Paolo in quelle condizioni non sarebbe riuscito a fuggire. Giovanni si tolse la maglietta per fasciargli il ginocchio. Purtroppo il masso stava per crollare e Paolo disse a Giovanni di scappare perché il masso non avrebbe retto ancora per molto tempo. Giovanni però si rifiutò di abbandonare l’amico al suo destino. Improvvisamente una radice sollevò il masso e Giovanni è era talmente terrorizzato che scappò impaurito dimenticandosi persino di Paolo. La radice andò in direzione di Paolo ma quando si accorse che aveva il ginocchio rotto smise di attaccarlo. I ragazzi capirono che le radici catturavano solo prede sane e così Giovanni si fece un piccolo taglio sulla mano e i due amici poterono scappare e insieme tornarono al proprio villaggio. Grazie al loro racconto nessuno si avvicinò più alla palude.
A cura di FrancescoD
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