Durante la lezione di storia dell’arte abbiamo analizzato un quadro del Romanticismo francese molto speciale: La zattera della Medusa.
Descrizione ed analisi della Zattera della Medusa di Théodore Géricault
Datazione: 1818-1819
Tecnica: olio su tela
Misure: 716 x 491 cm
Collocazione: Parigi, Museo del Louvre
Movimento artistico: Romanticismo
I colori sono principalmente scuri per rappresentare la tristezza e la sofferenza di questo episodio. La poca luce che c’è viene da sinistra e illumina gli uomini distesi sulle assi.
Il movimento del quadro è rappresentato dalle pose contorte degli uomini, che sono disposti in due piramidi immaginarie. Una delle cose che ha reso importante e molto significativo questo quadro è la sua impostazione appunto senza un centro.
Thèodore Gèricault impiegò molto tempo per dipingere il quadro perchè intervistò i sopravvissuti della zattera.
L’episodio che ha ispirato il quadro
Nel quadro “la zattera della Medusa” di Gèricault, si racconta un episodio accaduto nel 1816, quando la nave Medusa, partita dal Senegal, naufragò a causa dell’inesperienza del suo capitano. L’equipaggio della nave era piuttosto numeroso e le scialuppe a bordo non bastarono per tutti.
Circa 250 persone riuscirono a prendere posto nelle imbarcazioni di salvataggio ma le restanti 150 furono ammassate su una zattera di emergenza costruita con le assi della nave ormai distrutta. I naufraghi viaggiarono senza cibo e acqua per dodici giorni, fino a quando furono avvistati da una nave.
Da centocinquanta persone ne sopravvissero solo dodici. Questo quadro è ancora oggi così emozionante ed espressivo che è stato interpretato da diversi artisti contemporanei.
Alcuni artisti hanno voluto rappresentare l’orrore e la disperazione del naufragio attualizzando l’episodio avvenuto nel 1816 per denunciare la tragedia moderna dei viaggi dei migranti su barconi di fortuna.
Gli artisti contemporanei interpretano la Zattera della Medusa
Non è un quadro ma un set di tableaux vivants, creato da Adad Hannah che ha trascorso cinque settimane a Saint-Louis in Senegal, per riprodurre il quadro di Gèricault.L’autore ha incontrato tutta la comunità e ha scelto una cinquantina di persone del luogo che collaborassero al progetto.
La zattera è stata creata con rottami di piroghe smantellate (barche da pesca in legno dipinte a mano brillantemente), rottami architettonici, e altri elementi trovati in giro per l’isola di Saint-Louis.
Lo sfondo e l’acqua per il set sono stati fatti da 300 metri di tessuto di cotone.
Tutto è stato costruito localmente, compreso il “sole” alto 4 metri che illumina il set.
Il lavoro è stato concluso nell’ottobre del 2016.
Si tratta di un un murales, dipinto utilizzando stencil e smalti spray sul muro di un edificio privato, di fronte al porto di Calais in Francia.
Bansky si è ispirato al dipinto di Gèricault, adattandolo ai giorni nostri, ha infatti inserito una nave militare che si sta allontanando e che quindi non li salverà.
Purtroppo il murales è stato cancellato dal proprietario dell’edificio.
La foto è stata fatta dall’alto a un gommone con 227 migranti dalla Libia.
La disperazione dei migranti sta per finire perché il gommone viene trainato da una nave italiana, la fregata Bergamini della Marina Italiana, verso la terraferma.
La ripresa dall’alto fa emergere le condizioni drammatiche in cui i migranti sono costretti a viaggiare, uno attaccato all’altro, senza nessuno spazio libero, ma fa anche riflettere sulle speranze che questi uomini ripongono nella traversata e nel futuro in Italia o in altri paesi diversi dal loro di origine.
Dopo questa foto, è iniziata la ricerca dei migranti presenti sul barcone con il progetto” Where are you?” per raccontare cosa è successo a quelle persone dopo che hanno lasciato la loro terra e sono state salvate.
CONCLUSIONI
Nella Zattera di Gericault e nella foto di Sestini, la speranza della salvezza è rappresentata dalla nave dipinta in lontananza e dall’elicottero che avvista il gommone. Mentre nella versione di Bansky la nave militare che segue la sua rotta senza notare i migranti ed il titolo che ha dato al murales “Rifugiati” sono un gesto di accusa. Nel Tableaux Vivant invece che la commemorazione dell’episodio del 1816 ma è come se denunciasse quello che avviene ancora in questi giorni.
A cura di di Letizia M.
CONDIVIDI: