Il giorno 22 febbraio ci siamo recati presso il museo Galileo Galilei per approfondire le nostre conoscenze su un personaggio di grande importanza sia storica che culturale: il celebre Galileo Galilei.
Il museo si trova in Piazza dei Giudici, nel cuore di Firenze.
Ad accoglierci c’era una guida travestita da Galileo che ci ha mostrato e illustrato le sue scoperte portandoci nei sotterranei.
Il cannocchiale è stata l’opera che ho preferito ed è per questo che oggi vorrei parlarne usando parole mie, un po’ più semplici rispetto al linguaggio specifico che ha utilizzato la guida.
Il cannocchiale fu realizzato inizialmente da un orologiaio di Mittelburg di nome Hanz Lipperhey ma il suo brevetto fu respinto dalla corte poiché ritenne impossibile mantenere a lungo il segreto della sua costruzione, la notizia della nuova invenzione si diffuse rapidamente iniziando a mettere in vendita piccoli cannocchiali, a Parigi e a Londra, in Italia fece la sua comparsa a Milano, 2 o 3 mesi più tardi a Roma ed infine a Napoli a Padova e a Venezia dove fra Paolo Sarpi, amico di Galileo, ne aveva avuto notizia fin dal 1 novembre del 1604.
Galileo Galilei costruì il suo primo cannocchiale capace di soli 3 ingrandimenti nel 1609 fino ad arrivare ad un ingrandimento di 30/40 volte rispetto alla realtà!
Grazie alla sua invenzione dimostrò che la luna non aveva una superficie piatta e riuscì a capire a che altezza si trovavano le montagne sulla luna.
Osservò per primo il percorso di Venere ma la scoperta che gli attribuì fama mondiale fu quella compiuta nel gennaio del 1610, i quattro satelliti di Giove, che Galileo, in omaggio ai medici, nominò; Medicea Sidera ovvero astri medicei.
Il piccolo cannocchiale che Giovambattista della Porta esaminò a Napoli nell’estate del 1609 aveva il tubo di stagno. Per realizzare il suo primo cannocchiale, Galileo si servì invece di un tubo di piombo, mentre quello dello strumento che presentò al governo veneziano era realizzato in latta ricoperta di rascia (lana grezza utilizzata per ricoprire le gondole).
Con l’aumentare delle dimensioni dei cannocchiali, esso divenne telescopico costituito da più sezioni scorrevoli l’una nell’altra, in maniera da ridurne l’ingombro quando non veniva utilizzato. Il materiale d’eccellenza per la sua costruzione divenne il cartone, leggero ma in grado di garantire la giusta resistenza.
C’era solo un problema: il fenomeno dell’aberrazione cromatica che rende il campo visivo nettamente deteriorato.
I primi costruttori si erano già accorti che l’aberrazione cromatica dei cannocchiali diminuisce aumentando il rapporto tra lunghezza del focale (fuoco di un sistema ottico) e diametro dell’obiettivo. Quindi l’unica soluzione che trovarono fu aumentare la lunghezza del cannocchiale.
I cannocchiali aumentarono fino a che non si raggiunse la massima estensione e si pensò di utilizzare gli specchi che, lavorando per riflessione (utilizzando il riflesso ) non sono affetti da aberrazione cromatica.
Uno specchio concavo focalizza i raggi luminosi esattamente come una lente convergente e può quindi essere usato come obiettivo.
Nel 1668, Isaac Newton realizzò uno strumento dove uno specchietto piano di forma ellittica, inclinato di 45°, riflette il fascio ottico lateralmente fuori del tubo dove è collocato l’oculare.
Il cannocchiale nasconde tanti segreti nella sua fabbricazione.
Spero che questi segreti appassionino anche voi.
La vostra Rayya della 2 C.
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